Uccide un terrorista nero negli anni '80 e ora lo Stato gliela fa pagare

Le istituzioni italiane non rinnovano il porto d'armi di un ex poliziotto coinvolto un conflitto a fuoco con i terroristi neri perché per lo Stato è al sicuro

Uccide un terrorista nero negli anni '80 e ora lo Stato gliela fa pagare

Ha ucciso un terrorista negli anni Ottanta e ora lo Stato non gli rinnova più il porto d'armi: "L'Italia non mi rapresenta più".

Aurelio Casciana è un ex sovrintendente capo della polizia in pensione. Nel suo curriculm tra 37 anni di divisa e il titolo di cavaliere conferitogli per meriti sul lavoro c'è anche un sanguinoso conflitto a fuoco. Quel conflitto, datato 24 marzo del 1985, gli sta costando caro.

"Stavamo tenendo sotto controllo i teroristi neri, quando abbiamo intercettato un auto con a bordo quattro uomini che avevano nel bagaglio un piccolo arsenale. Subito la situazione è degenerata e abbiamo aperto il fuoco. Io ho ucciso uno dei terroristi neri" - racconta Aurelio. Dopo quell'episodio, gli è stato dato un attestato di onorificienza che era per l'ex poliziotto un motivo di orgoglio. Ora, però, il signor Cascina vuole restituire quel pezzo di carta perché lo stato italiano ha deciso di non rinnovargli il porto d'armi.

"Questo Stato non mi rappresenta più" - urla il signor Casciana. L'uomo aveva chiesto, come ogni anno, il rinnovo del porto d'armi per difesa personale, ma gli è stato negato perché secondo le istituzioni non ci sono ragioni per cui il signor Aurelio dovrebbe preoccuparsi.

Contro il mancato rinnovo del porto d’armi ha presentato anche ricorso, ma gliel’hanno respinto: "Non ci sono mai stati eventi da supporre rischi o vendette" - scrive il dirigente della questura. "Eppure il pericolo rimane - dice Casciana - sono preoccupato. Questa Italia mi ha deluso, e il titolo di cavaliere se lo possono pure riprendere" - conclude l'uomo.

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