Ucoii: "L’immigrazione non è solo delinquenza ma anche occasione di cultura"

L'Italia è un Paese sempre più multietnico e il problema dell'integrazione degli immigrati è sempre più sentito. Non solo per questioni strettamente legate alla sicurezza, ma per la convivenza civile tout court. Ne abbiamo parlato con Ezzedine Elzire, presidente dell'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia).

L'Italia è un Paese sempre più multietnico e il problema dell'integrazione degli immigrati è sempre più sentito. Non solo per questioni strettamente legate alla sicurezza, ma per la convivenza civile tout court. Nel 2006 l'allora ministro degli Interni ha così deciso di stilare una “Carta dei valori della cittadinanza e dell’integrazione” che aiutasse i cittadini delle altre culture a comprendere quella italiana. Ne abbiamo parlato con Ezzedine Elzire, presidente dell'UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia).

Cos'è la Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione e come ha partecipato l'Ucoii?

L’Ucoii è stata la prima associazione, e credo l’unica, ad aver approvato all’unanimità la carta dei valori già nel luglio 2007. La carta per come è stata concepita è uno strumento importante, ed è per questo che l’abbiamo sempre sostenuta e incoraggiata. Qualcuno potrebbe dire che è superflua ma non è così. Essa è un riassunto e una spiegazione della nostra Costituzione e dei principi fondamentali nonchè dei diritti umani fondamentali espressi dalla Carta europea dei diritti dell’uomo: è importante che siffatti principi siano ribaditi, è sempre importante. Per noi che abbiamo contribuito a stilarla attraverso il nostro membro nella Consulta il Dr. Nur Dachan è stato un traguardo importante. Certo il mondo va avanti e i problemi richiedono sempre risposte aggiornate, efficaci e adeguate.

Un documento che ha quindi ormai già diversi anni. Cosa è stato fatto in questo periodo?

Sì, gli anni passano, i problemi cambiano, a volte si attenuano a volte si fanno più gravi, ma un documento che condensa i sacri principi della carta costituzionale e del vivere civile non può e non deve mai diventare inutile.

E basta quello che è stato fatto per portare all'integrazione delle varie comunità?

No, no, serve di più, dobbiamo fare, noi tutti, di più. Anzitutto bisogna aumentare la coesione sociale, rafforzare i legami che ci uniscono indissolubilmente, superare le differenze e soprattutto le diffidenze. Ognuno di noi può e deve dare un contributo forte, senza calcoli e senza rendite di posizione. Dobbiamo pensare al riconoscimento dei diritti. Ai doveri si pensa già ed è giusto così. Purtroppo sul piano dei diritti l’Italia è indietro: dal diritto di cittadinanza al diritto di voto, al diritto alla preghiera e all’identità religiosa, dobbiamo fare ancora tanto. I musulmani italiani sono anzitutto italiani, di fatto e sempre più spesso anche di diritto, e possono dare il loro pieno contributo. Percepire i musulmani come un pericolo è un errore. Noi sentiamo e viviamo da italiani ed è per questo che ci sentiamo una risorsa per questo Paese.

Cosa è cambiato con il nuovo governo?

E’ cambiata la visione. L’immigrazione non è di per sé un problema di ordine pubblico, come una certa propaganda ha fatto credere: le ronde e tante altre trovate si sono rivelate per quello che erano, delle boutade. Certo l’immigrazione pone problemi, anche gravi, ma dentro questa parola ci sono esseri umani, persone, cittadini di fatto. Una data importante: il 19 marzo è stata inaugurata per volontà del Ministro Riccardi una Conferenza permanente “Religioni, Cultura e Integrazione” che permette un dialogo costante tra le varie comunità. Con grande onore per l’UCOII siamo stati chiamati, assieme ad altri, a farne parte. Anche qui faremo il massimo e daremo tutto il nostro contributo. Ma già il nome è una promessa: l’immigrazione non è solo delinquenza ma anche occasione di cultura e di scambio reciproco.

E la sua associazione cosa fa per l'integrazione?

Anzitutto noi crediamo nell’interazione: considerare i residenti in questo Paese come persone e non numeri o problemi, e men che meno come soggetti da annullare, da assimilare. Crediamo piuttosto che le persone hanno la necessità e il dovere di rispettarsi, di interagire appunto. E ciò è possibile solo se c’è reciproco riconoscimento e rispetto, dentro la Legge e nella imprescindibile condivisione – sostanziale, vera e autentica – della Costituzione, un faro per noi musulmani italiani.

In questi mesi assistiamo alle primavere arabe, popoli che si ribellano a decenni di dittature: ebbene sa cosa le dico? Se in questi paesi ci fosse stata una Costituzione come la nostra non avremmo avuto né il fondamentalismo, né la corruzione dilagante, né la negazione dei diritti civili. Diffondere questa consapevolezza è il nostro compito. Siamo fiduciosi, sebbene vi sia tanta strada da fare: i risultati ci incoraggiano.

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