La svastica, sul muro, è stata tracciata con un pennarello nero ed è stata disegnata proprio accanto alla porta di ingresso della casa dove visse Arianna Szörényi, che il 16 giugno del 1944 fu prelevata con tutta la sua famiglia e venne mandata nel campo di concentramento di Auschwitz. È accaduto ieri pomeriggio al civico 64 di via Piave, a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine. Secondo quanto riportato da Adnkronos, che cita Il Messaggero veneto, la Digos in queste ore sta raccogliando elementi utili e testimonianze per cercare di risalire al responsabile del gesto.
Gli episodi di antisemitismo
La casa, situata nel comune friulano, era la stessa da dove tutta la famiglia di Arianna Szörényi venne portata via dalle SS, a causa di un informatore che denunciò alle autorità tedesche le loro origini ebraiche. Qualche ora fa, proprio davanti a quell'abitazione, diverse persone e associazioni locali hanno manifestato la loro solidarietà contro quelli che sono stati definiti "episodi di intolleranza", a cominciare dalla lettera recapitata a quattro consiglieri di minoranza. La missiva, che sarebbe stata a mano, recita: "Dopo 75 anni...L'ebreo è sempre l'ebreo...".
La solidarietà di Fedriga
Durante la notte, secondo quanto ricostruito da La Stampa, qualcuno ha coperto la croce uncinata con un cuore di cartone rosso. E, nelle ultime ore, anche il governatore del Friuli Venezia Giulia della Lega, Massimiliano Fedriga, ha manifestato la propria "vicinanza ad Arianna Szörényi, deportata ad Auschwitz nel 1944, vittima di un grave episodio di intimidazione e intolleranza a sfondo antisemita". L'esecutivo regionale, oltre ad auspicare "l'immediata individuazione dei responsabili", esprime "il proprio vivo rammarico per un gesto che ferisce nel profondo una comunità, come quella del Friuli Venezia Giulia, già duramente messa alla prova dai tragici eventi del Novecento, che non avverte alcun bisogno di ulteriori momenti di divisione".
Il caso in Piemonte
Nelle settimane scorse, si era verificato un caso molto simile in Piemonte. A Mondovì, in provincia di Cuneo, era comparsa la scritta in tedesco "Juden Hier" (che significa "Qui ebrei") sulla porta d'ingresso dell'abitazione di Lidia Rolfi, staffetta partigiana deportata nel 1944 nel campo di concentramento di Ravensbrück e tra le tante testimoni degli orrori dell'olocausto. E sotto a quella scritta era stata disegnata anche una stella di David.
In quella circostanza, il vescovo del comune piemontese, Egidio Miragoli, aveva voluto scrivere una lettera al figlio della donna, scomparsa nel 1996, a nome della comunità cristiana e in segno di solidarietà. Miragoli aveva definito l'azione "un gesto inqualificabile di odio razziale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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