Da una parte il multilateralismo diplomatico promosso da papa Francesco e dal segretario di Stato e cardinale Pietro Parolin, dall'altra la necessità di tenere in considerazione, rispetto alla crisi russo-ucraina, pure le questioni inerenti al dialogo interreligioso (che però possono essere affrontate sempre sulla scia del "multilateralismo"): il Vaticano, sui venti di guerra che spirano ai confini dell'Est Europa, deve badare ai due lati di campo.
Per ora, la parola chiave è un po' quella che è stata utilizzata in principio per il conflitto in Siria e che viene riportata pure da Il Foglio: "attesa". Papa Francesco, in specie con la pandemia, ha assunto un ruolo focale nella guida del mondo: l'Ecclesia, tra tante istituzioni che hanno subito colpi alla credibilità, è rimasta un'ancora cui appigliarsi durante le crisi profonde. E la preghiera in una piazza San Pietro vuota, se possibile, ha rafforzato questo concetto. Erano i tempi del primo lockdown. Anche per questo motivo, oltre che per la funzione che in via naturale viene associata ad un pontefice, ci si attende che la Santa Sede agisca sul conflitto ventilato e sull'invasione che alcuni pensano imminente.
Il convitato di pietra - come afferma la fonte sopracitata - è il patriarcato di Mosca. Jorge Mario Bergoglio ha sì riallacciato i rapporti con i vertici della religione islamica ed aperto ad alcune novità dottrinali che i critici reputano "protestanteggianti" ma il Papa è anche un fermo sostenitore dell'universalità e dell'unità del cristianesimo. E i rapporti con gli ortodossi, anche con il patriarca Kirill, sono sempre stati ottimali. Tant'è che, in alcuni passaggi di questi nove anni di pontificato, gli addetti ai lavori si sono anche soffermati sulle sponde che Francesco è riuscito a trovare con Vladimir Putin, che per gli ortodossi russi è un riferimento.
D'altro canto, l'avvento di Joe Biden alla Casa Bianca ha permesso al Vaticano di riallacciare il filo del dialogo con l'atlantismo. Quello che, durante la presidenza di Donald Trump, sembrava essersi spezzato tra le polemiche inerenti alle politiche migratorie e l'impostazione bilaterale che il tycoon aveva adottato per la sua azione geopolitica. Il posizionamento della Santa Sede sulla crisi russo-ucraina è difficile da interpretare ma il cardinale Pietro Parolin ha già dimostrato di poter esercitare la veste di pacificatore internazionale.
La pace, del resto, è l'obiettivo che papa Francesco persegue per il mondo e non potrebbe essere altrimenti. Chi ha preso la palla al balzo è la Comunità di Sant'Egidio che oggi si raccoglierà attorno al Pantehon per manifestare tutto il suo dissenso rispetto ad una situazione che rischia di compromettere la tenuta della pacificazione raggiunta dopo l'ultimo conflitto mondiale. I cosiddetti "preti di strada", insomma, hanno già scelto da che parte stare.
"L'escalation di dichiarazioni e di allarmi mediatici ha imboccato una spirale a prima vista inarrestabile. Ma occorre dire con chiarezza che oggi è una follia pensare al ritorno della guerra in Europa.
Sarebbe infatti rinnegare in un attimo oltre 75 anni di storia in cui, a parte la ferita - non ancora rimarginata - dei Balcani, il nostro continente ha saputo fare miracoli di pace", hanno fatto sapere, attraverso una nota stampa, sul sito ufficiale della Comunità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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