Vaticano, il retroscena sullo scandalo: "Un ricatto davanti al Papa..."

Spunta un retroscena sullo scandalo che sta interessando il Vaticano: il broker avrebbe avanzato le sue richieste anche a Papa Francesco

Vaticano, il retroscena sullo scandalo: "Un ricatto davanti al Papa..."

Addirittura un "ricatto" in presenza fisica di Papa Francesco: il quadro è ancora da chiarire, e l'utilizzo del condizionale è d'obbligo, ma sembrerebbe che l'uomo arrestato ieri per via delle accuse che arrivano sino all'estorsione, sia stato addirittura presso Santa Marta, il luogo che Jorge Mario Bergoglio ha scelto per risiedere, nel corso delle vicenda che ha preceduto il provvedimento emanato ieri sera dall'autorità giudiziara della Santa Sede e che riguarda Gianluigi Torzi, un broker molisano cui il Vaticano si sarebbe affidato per riuscire ad ottenere la piena disponibilità del lussuoso palazzo di Londra che è al centro dello scandalo.

Il retroscena, con tanto di fotografia di un incontro avvenuto all'interno di un'udienza del Santo Padre, è approfondibile sull'Adnkronos. La questione del palazzo londinese continua a presentare sorprese. L'ultima in ordine di tempo è questa del summit che si sarebbe tenuto tra Torzi e Papa Francesco. C'è una data: il 26 dicembre del 2018. Quello è il giorno cui il broker molisano avrebbe avuto modo di parlare con l'ex arcivescovo di Buenos Aires. Vale la pena sottolineare come gli avvocati che rappresentano Torzi abbiano parlato di "grosso malinteso". Vedremo se ci saranno evoluzioni nel corso delle prossime ore. Tornando alla questione di quello che è già stato definito "ricatto", bisogna fare un passo indietro, e cioè rammentare che Torzi è attualmente detenuto per via di accuse che riguardano varie fattispecie, tra cui l'estorsione. Circola pure una cifra precisa: sarebbero 15 i milioni domandati. Un testimone, stando sempre a quanto si apprende per mezzo dell'agenzia, avrebbe confermato che "Torzi non si fece scrupolo di avanzare richieste davanti al Papa".

Ma di quali "richieste" si parlerebbe? Forse del denaro che Torzi avrebbe richiesto per cedere anche le sue quote del palazzo alla Santa Sede, dopo essere intervenuto per finalizzare la piena acquisizione dello stesso immobile, piena acquisizione che si era resa necessaria per via dell'appartenenza di alcune quote ad un'altra società: presumibilmente Athena, di Raffaele Mincione. Ma la vicenda è davvero molto complessa e prima di circoscrivere ogni dettaglio converrà che la chiarezza derivi dal lavoro di chi sta indagando a livello giudiziario. Comunque sia, esiste l'evidenza di una battaglia combattuta dal Papa per favorire la trasparenza. Questo è un fatto poco smentibile.

Ulteriori elementi, poi, riguardano il sequestro di conti correnti in Svizzera. Sequestro che è stato disposto per via della collaborazione prevista dalle norme vigenti. Tra i nomi che sono stati elencati tra i possessori di conti correnti sequestrati, figura anche quello di Torzi, che però non è l'unico della lista resa nota: sono presenti anche persone legate direttamente alla Santa Sede. Bisognerà ovviamente comprendere quale sia la ratio dietro a questa mossa. Non è detto che i soggetti interessati dai sequestri siano indagati.

Una vera e propria bufera, che rischia di

riportare tutti ai tempi di Vatileaks, almeno dal punto di vista mediatico-narrativo. La sensazione rimane quella che si debba attendere per comprendere a pieno ogni sfumatura ed ogni dettaglio di questa serie di vicissitudini.

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