Vaticano, tutti i misteri del palazzo dello scandalo

L'arresto del broker è il primo colpo di scena di una storia molto complessa, che non difetta di misteri. Ecco le questioni irrisolte della storia del palazzo di Londra, un immobile che sembra in grado di far tremare le mura leonine

Vaticano, tutti i misteri del palazzo dello scandalo

Nonostante il colpo di scena di ieri sera, non tutto il quadro dovrebbe essere già stato chiarito dagli inquirenti: il caso del palazzo londinese acquistato dal Vaticano continua a tenere banco. La storia è complicata perché è un intreccio di più fasi, per comprendere le quali è facile pensare che servirà altro tempo. Una novità, e grossa, però c'è.

Poche ore fa, abbiamo dato la notizia dell'arresto di un broker molisano, Gianluigi Torzi, che la Santa Sede avrebbe coinvolto solo in un secondo momento, e cioè quando si sarebbe trattato di acquisire del tutto la proprietà assoluta dello stabile. Pare infatti che nella fase precedente, per tutta una serie di meccanismi finanziari (su cui si starebbe indagando), la Santa Sede non fosse riuscita, nonostante l' iniziale operazione d'acquisto, ad ottenere una piena disponibilità del palazzo sito a Londra. Uno stallo che qualcuno, forse il sostituto Pena Parra, ha provato a sbloccare.

Da qui, l'esigenza di un'intermediazione risolutiva che, per usare un eufemismo, non sembra essere andata proprio nella maniera in cui era stata immaginata dalle alte sfere. Ma il primo mistero è arrivato in concomitanza con le dichiarazioni rilasciate all'Adnkronos dall'avvocato del broker: "Non sono autorizzata a dire nulla in questo momento. Posso solo dire che il mio assistito è stato fermato per fare delle verifiche di carattere istruttorio, quindi è in stato di fermo", ha fatto sapere l'avvocato Giovene all'agenzia citata. Il bollettino ufficiale parla di "mandato di cattura". Arresto o fermo? Con ogni probabilità, ne sapremo di più nelle prossime ore. Per quanto il Vaticano sia stato cristallino nell'annunciare la disposizione.

Certo è che il palazzo di Londra sta diventando un simbolo: della battaglia condotta da Papa Francesco per far sì che la trasparenza divenga prassi tra le mura leonine; del fatto che la Chiesa cattolica stia vivendo un momento storico complesso in cui si confronta con problemi molto diversi tra loro; di come "una pentola", per usare un'espressione del pontefice argentino, possa essere "scoperchiata" anche dall'interno delle mura leonine. Un elemento - quest'ultimo - che Bergoglio ha voluto rivendicare. Nel momento in cui scriviamo, Gianluigi Torzi è accusato di "estorsione, peculato, truffa aggravata e autoriciclaggio".

L'arresto (o il fermo) è stato preceduto da un interrogatorio. Il broker però - come premesso - avrebbe avuto il compito di far acquisire una volta per tutte lo stabile, che di base è costato 200 milioni e per il quale la Santa Sede avrebbe perso alcuni milioni di euro. Perché il palazzo di lusso, acquistato dal Vaticano, non era tutto del Vaticano? Come si dice che si sia verificata una perdita? Bisogna fare un passo indietro. La trama è molto complessa: dal fondo Athena alle presunte plusvalenza, passando per l'inchiesta che riguarda da vicino il finanziare Raffaele Mincione. E ancora l'obolo di San Pietro, ossia le offerte al Papa dei fedeli ed i fondi fuori bilancio: abbiamo già avuto modo di ricostruire quello che è emerso.

Più nello specifico in relazione all'immobile, la sensazione è che la Santa Sede volesse come detto riappropiarsi del palazzo per l'intero, dopo essere inciampata in "operazioni finanziarie" sulle quali si starebbe indagando. E sulle quali conviene soprassedere. Anche perché la compravendita ed altre operazioni, sino a prova contraria, potrebbero essere state regolari. Si vedrà. Comunque sia, la Santa Sede si affida in qualche modo a Torzi, che però ieri viene arrestato per via di un provvedimento firmato dal "Promotore di Giustizia, Prof. Gian Piero Milano, e del su Aggiunto, Avv. Alessandro Diddi". Perché questa disposizione? Il retroscena che circola a partire da qualche ora racconta di un'estorsione che il broker sarebbe riuscito ad operare nei confronti della segreteria di Stato. Trattasi, va sottolineato, di una mera ipotesi.

L'Adnkronos spiega così: "In particolare, a quanto apprende l'Adnkronos, Torzi, che con la sua Gutt Sa aveva triangolato per la Santa Sede l'acquisto da Mincione dell'immobile di Londra al centro dell'inchiesta, avrebbe trattenuto senza farlo sapere alla Segreteria di Stato mille azioni (le uniche con diritto di voto) della società, con ciò impedendo di fatto al Vaticano (cui aveva ceduto 30mila azioni ma senza diritto di voto) di disporre del palazzo". Di sicuro c'è che Torzi, all'inizio di questa storia, sembrava essere una figura secondaria, in quanto intervenuta in una fase successiva all'acquisto. Ma ora non è più così. L'estorsione consisterebbe in 15 milioni di euro. Per arrivare ai quali, sarebbe persino nata una trattativa. Torzi avrebbe chiesto di più. Ed un dirigente ed un monsignore, ossia Tirabassi e Perlasca, avrebbero suggerito di prendere il necessario dal Fondo discrezionale del Santo Padre. Ma la cosa sarebbe finita nel dimenticatoio per via del niet di monsignor Mauro Carlino, che è sospeso.

Un vero e proprio ginepraio narrativo in cui risulta essere molto difficile districarsi. E c'è molto di più. Va annotato, per esempio, il fatto che il cardinal Angelo Becciu ha detto di non conoscere Torzi. Quando Torzi entra in scena, Becciu non è più il sostituto alla segreteria di Stato. Questo lo ha dichiarato il porporato italiano. Il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che è di sicuro arrivato dopo lo svolgimento dei fatti relativi al palazzo, aveva parlato di "operazione opaca". Uno scontro al vertice ecclesiastico? Possibile. Un altro mistero riguarda di sicuro le presunte prossimità dei finanzieri con il ceto ecclesiastico: chi ha presentato i broker agli uomini di Chiesa? Non è un mistero - questo no - che in Vaticano non sia semplice ottenere la fiducia delle alte sfere. Questa non è l'ultima domanda.

Nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, si legge che le "vicende legate alla compravendita...hanno coinvolto una rete di società in cui erano presenti alcuni Funzionari della Segreteria di Stato".

Ci si riferisce alle cinque persone che sono state sospese? Sono questi i funzionari che facevano parte della "rete di società"? Oppure ci si riferisce ad altri? E qual è il filo che lega tutte queste vicissitudini? Sempre che ci sia. La domanda delle domande riguarda comunque il proseguo: com'è destinata a proseguire questa vicenda? La risposta, con buone probabilità, è nelle carte e nell'azione dei "pm del Papa".

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