"Vengo dall'umiltà": la vita di Giovanni XXIII, il Papa buono

Da un piccolo paese della Bergamasca fino al Trono di Pietro: la straordinaria storia della vita di Papa Roncalli

"Vengo dall'umiltà": la vita di Giovanni XXIII, il Papa buono

“Vengo dall’umiltà e fui educato a una povertà contenta e benedetta”, diceva di sè Giovanni XXIII parlando delle proprie origini

Le origini e la formazione

Angelo Giuseppe Roncalli nasce nel 1881 a Sotto il Monte, paese di milleduecento anime in provincia di Bergamo. Contadino come la maggior parte degli italiani in quel periodo, Roncalli ha dodici fratelli. La vocazione arriva a dieci anni e dopo tredici anni di seminario è ordinato sacerdotale nel 1904.

L’ecumenismo

La sua esperienza presbiterale è segnata da un incontro precoce con le frange più progressiste della Chiesa di inizio secolo: prima è segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Radini Tedeschi, noto per essere un prelato di tendenze filodemocratiche e poi è delegato apostolico all'estero, prima in Bulgaria e poi a Istanbul. È proprio guardando a queste sue esperienze ai confini dell'Europa che si comprende l'importanza dell'ecumenismo nella formazione del futuro Papa, e di conseguenza in tutta la storia contemporeanea della Chiesa. Nella Istanbul laicista di Ataturk, il delegato apostolico Roncalli parla di un Cristo “venuto ad abbattere le barriere e a proclamare la fraternità universale”.

Parole profetiche: durante tutto il secondo conflitto mondiale, Roncalli si adoperò con successo per salvare migliaia di ebrei slovacchi dalla deportazione e dallo sterminio. Per questo fu ringraziato ufficialmente dal Gran Rabbino di Gerusalemme nei primi mesi del 1944. Nello stesso anno è nominato nunzio apostolico a Parigi, dove, dando prova di una singolare abilità diplomatica, resta nove anni prima di essere creato cardinale e nominato Patriarca di Venezia.

L’elezione a Pontefice

Nel 1958, dopo quasi un ventennio di Pontificato, muore Pio XII. Per la Chiesa si tratta di una perdita straordinaria e tutti attendono un Papa di “transizione”, magari in età avanzata, che traghetti la Barca di Pietro senza troppi scossoni in attesa di un Pontefice della stessa statura di Pacelli. Mai previsione fu più sbagliata.

Sin dalla scelta del nome pontificale si capì che il papato di Roncalli non sarebbe trascorso senza lasciare il segno: il presule bergamasco scelse di chiamarsi Giovanni, un nome che nessuno adottava dal XIV secolo, associato addirittura ad un antipapa del 1400, il cardinale Baldasarre Cossa.

Da subito Giovanni XXIII rivoluziona con mitezza lo stile e le forme della Chiesa Cattolica: abolisce il bacio al piede e l'incensazione del Papa fatta in ginocchio. Chiede a L'Osservatore Romano di evitare espressioni come “L'illuminato Santo Padre” o “come abbiamo appreso dalle Auguste Labbra”.

Indimenticata la sua spontaneità nel rapporto con il popolo dei fedeli, fossero i bimbi dell'ospedale Bambin Gesù o i carcerati di Regina Coeli, cui si rivolge con parole di straordinaria efficacia:“Ho messo i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il mio cuore vicino al vostro. Scrivete a casa che il Papa prega per voi”

Il Concilio

Dopo appena tre mesi di Pontificato, nel gennaio 1959, la svolta inattesa: Roncalli convoca il Concilio Ecumenico Vaticano II, nemmeno un secolo dopo il Vaticano I. Un Concilio dedicato al nuovo linguaggio che la Chiesa deve assumere per proclamare la Buona Novella al mondo moderno, smettendo di lanciare anatemi e scomuniche e superando le divisioni con i cristiani di altre confessioni.

L’attività diplomatica e gli sforzi per la pace

Giovanni XXIII fu però, a dispetto dell'agiografia ufficiale, anche il Papa della diplomazia: in piena Guerra Fredda seppe mantenere la neutralità tra Oriente e Occidente, riservando alla Santa Sede una posizione alternativa ad entrambi gli schieramenti. Sull'orlo della guerra nucleare, lanciò ripetuti appelli per il disarmo, tra cui spicca quello in occasione della Crisi di Cuba del 1962, pubblicato in prima pagina dalla Pravda.

Al tema della pace Roncalli dedicò anche quella che è forse la sua enciclica più celebre, la “Pacem in terris”, promulgata il 9 aprile del 1963: per la Chiesa non vi può essere guerra giusta né guerra santa.

Tuttavia, al di là dei documenti ufficiali, è nel rapporto con il popolo che si coglie lo spirito profondo del Pontificato roncalliano. Ai fedeli radunatisi in piazza San Pietro con le fiaccole per salutare i Padri Conciliari la sera dell'apertura del Vaticano II, Giovanni XXIII si rivolse così: “Sembrerebbe che questa sera anche la luna si sia affrettata a guardare questa piazza. Tornando a casa, date una carezza ai vostri bambini e dite loro che è la carezza del Papa”. Un'espressione destinta a rimanere nella storia.

Nel 1962 però al Papa venne diagnosticato un tumore allo stomaco, irreversibile, che lo condusse alla morte il 3 giugno dell'anno successivo.

Agli uomini di Curia e ai parenti raccolti intorno al suo letto di morte rispose, in latino: “Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus”.

“Mi sono rallegrato quando mi dissero: andiamo nella casa del Signore”

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