Non un facinoroso populista, bensì uno dei leder della sinistra europea, nonché capo del governo della Germania, il cancelliere Olaf Scholz, ha usato ieri le parole forse più dure pronunciate da un leader europeo contro l'immigrazione e l'islamismo. A poche ore dall'attentato di Solingen da parte di un clandestino estremista di Allah che ha provocato tre morti e otto feriti, Scholz ha parlato di «rabbia contro gli islamisti» e ha annunciato un piano per accelerare le espulsioni per chi non ha diritto di vivere in Germania. La novità è che per la prima volta si esce da quel politicamente corretto che negli ultimi anni ha anestetizzato l'Occidente e si chiamano le cose con il loro nome: non ci può essere diritto di cittadinanza per chi pensa di islamizzare, per di più usando la violenza, l'Europa. Né per chi in Europa pensa di poterci stare a prescindere dal rispetto delle leggi.
Il timore è che si provi a chiudere le stalle quando i buoi sono scappati, modo contadino di definire rimedi presi troppo tardi. Ma almeno sul piano politico e culturale la scossa si è sentita e forse l'Italia i cui governi da tempo denunciano l'insostenibilità della situazione da oggi sarà meno sola. Non bisogna peraltro essere particolarmente esperti per dire che senza misure drastiche e condivise a livello europeo la situazione non potrà che peggiorare. Non tanto e non solo per i flussi incessanti, ma per il rischio di saldature tra immigrati radicalizzati allo sbando, movimenti locali di estrema sinistra che inneggiano alla rivoluzione anche armata contro «sionisti e imperialisti», tornati particolarmente attivi questa estate, e manovre destabilizzanti più o meno occulte della Russia in tutta Europa.
Già nel 2001, all'indomani dell'attentato alle Torri Gemelle, Oriana Fallaci vide chiaramente il pericolo e lo denunciò con forza nel suo famoso libro «La rabbia e l'orgoglio». Fu inascoltata, fatta passare per matta, razzista e pure fascista. Stessa sorte hanno avuto in Italia quei politici e intellettuali che hanno provato a mettersi in scia della scrittrice.
Abbiamo perso venti e passa anni appresso alle follie di Roberto Saviano e soci, oggi un leader socialista esprime lo stesso concetto. Benvenuto, gli risparmiamo la domanda: «Ma dove sei stato finora?». Ma va bene così, meglio tardi che mai.
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