Graziano Stacchio non si dà pace. Avrebbe voluto aiutare il rapinatore nomade che aveva colpito nella rapina alla gioielleria di Ponte di Nanto, successivamente morto per le ferite riportate alla gamba.
Lo racconta in un'intervista al Gazzettino, in cui rivela i dettagli di quel maledetto giorno e descrive le settimane successive. Un incubo, vissuto tra l'assedio dei media e notti insonni trascorse a base di gocce di tranquillanti. Perché "quando vado a letto il sistema nervoso non tiene", spiega il benzinaio vicentino. E per dormire serve ricorrere a un tranquillante.
Ricostruendo le drammatiche ore della sparatoria, Stacchio ha solo due certezze: ha sparato per difendersi e - cosa forse ancora più importante - la vita di quel bandito poteva essere salvata. "Lui sparava a me io a lui. Ho agito per difendermi, non avrei mai sparato per uccidere. Lo sanno anche loro. Davvero mi dispiace di non aver potuto prestargli soccorso."
"C’è stata incoscienza, non dovevano ripartire in auto - prosegue il benzinaio - Dovevano lasciarlo lì oppure portarlo in un pronto soccorso, soprattutto non dovevano abbandonarlo. Bisognava fermare l’emorragia con un laccio, un’operazione che in passato ho già fatto ad un amico salvandogli la vita."
L'intervista vira poi sull'incontro con Matteo Salvini, giunto a Nanto nel weekend per incontrarsi con Stacchio.
Non abbiamo parlato di politica, spiega il benzinaio, ma solo di come fermare l'escalation di violenza che da settimane tiene il Veneto sotto scacco. "Ad un Paese servono principalmente tre cose: istruzione, sanità e sicurezza", chiosa Stacchio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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