Diciotti, la verità sulla riunione Ue: ​così volevano fregare l'Italia

Il retroscena sulla riunione degli sherpa Ue: proposto un Dublino "mascherato" che avrebbe lasciato tutti i clandestini in Italia

Diciotti, la verità sulla riunione Ue: ​così volevano fregare l'Italia

Tutto ruota attorno a un termine: solidarietà. A parole gli altri Stati dell'Ue al consiglio europeo sulle migrazioni si erano detti pronti a fare un passo verso il Belpaese. A condividere il peso di un fenomeno ormai planetario, come quello dei flussi migratori. Alle belle parole però non sono seguiti, almeno non oggi, i fatti.

A Bruxelles degli sherpa dei Paesi europei sono giunti a un nulla di fatto. L'Italia sperava in una redistribuzione dei migranti ma l'accordo non c'è stato. Il Viminale ha accusato l'Ue di "non esistere" e il premier Conte ha definito i partner "ipocriti". La bozza che avrebbe fatto redistribuire i migranti della Diciotti non è stata votata perché, secondo gli altri contraenti, il flusso di immigrati pro-capite in Italia sarebbe sotto la soglia di quello sopportato dagli altri Stati dell'Ue.

Certo. Le altri capitali prendono in considerazione solo l'ultimo anno, quando il flusso - anche grazie al pugno duro italiano - si è ridotto. Ma non tiene conto dei 700mila immigrati, come ha ricordato il Viminale, che sono arrivati negli ultimi tre anni. E che sono tutti, o quasi, sul groppone del sistema dell'accoglienza del Belpaese. Ma non è tutto.

Il racconto che il presidente del Consiglio fa dell'andamento (e dei risultati) della riunione convocata dalla Commissione Ue fornisce altri spunti. Non solo "nel corso della riunione convocata d’urgenza dalla Commissione Europea (...) non è stato dato alcun seguito alle Conclusioni deliberate nel corso dell’ultimo Consiglio Europeo di fine giugno". Ma alcuni Paesi hanno pure provato a rifilare al Belpaese una polpetta avvelenata.

"Da parte di alcuni Stati - ha spiegato Conte - è stato proposto un passo indietro, suggerendo una sorta di regolamento di Dublino 'mascherato', che avrebbe individuato l’Italia come Paese di approdo sicuro, con disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all’asilo, che notoriamente sono una percentuale minima dei migranti che arrivano per mare".

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