La verità sulle finte decapitazioni a favore di telecamera

Prima c'è la condanna a morte. Poi l'esecuzione. Ma tra questi due momenti, c'è anche una terza fase: il finto sgozzamento a favore di telecamera. L'Isis (che comincia a perdere posizioni in Irak, dove l'esercito governativo ha liberato Tikrit) sembra ormai essersi specializzata in una strategia comunicativa che unisce l'orrore del boia alla tecnica del filmaker . Anche se i seguaci del Califfo Abu Bakr al Baghdadi non hanno letto McLuhan, hanno imparato bene che «il medium è il messaggio», e quindi si regolano di conseguenza. Quindi hanno deciso di puntare sul video-bluff. Come? Simulando delle esecuzioni «in diretta» che invece avvengono «in differita». E infatti a ben guardare i volti dei condannati col coltello alla gola, si nota qualcosa di strano: espressioni troppo «serene» per chi sa che di lì a qualche secondo dovrebbe essere decapitato. Da James Foley ad Alan Henning: gli ostaggi occidentali mentre rivolgono alla telecamera i loro messaggi d'addio non appaiono impauriti. Com'è possibile? La risposta viene da un ex traduttore fuggito dai territori sotto il controllo degli islamisti. Dice di chiamarsi Saleh e un reporter inglese di Sky News lo ha intervistato: «Agli ostaggi viene comunicato che verranno sottoposti a finte decapitazioni. Una scelta che viene fatta per realizzare video in cui i condannati a morte appaiano pienamente sottomessi ai loro carnefici. Sperano così di avere la vita salva. Ma è solo un'agonia che si prolunga...».

Lontano dalle telecamere infatti gli ostaggi saranno sgozzati davvero. «Quando i condannati lo capiscono - racconta ancora Saleh - le loro facce si trasformano in maschere di terrore. Urlano. Implorano». Scene che non vengono rese pubbliche. Almeno questo l'Isis ce lo risparmia. Per ora.

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