L'attacco portato a una Regione come la Lombardia, che ha subito una spaventosa epidemia, è un attacco politico al decentramento, un tentativo del potere centrale di impadronirsi delle ricche Regioni del Nord che hanno sempre avuto tendenze autonomiste. Saremmo di fronte a un problema istituzionale e strutturale del Paese. Se le Regioni avessero potuto agire liberamente, le cose sarebbero potute andare meglio o peggio? Il governo romano si è dimostrato efficiente e informato? Ho usato volutamente l'espressione governo romano perché in questo momento il centralismo è il prodotto del Palazzo come lo chiamava Pasolini, dove gravitano le élite e dove si concentrano tutti gli enti statali o parastatali.
Lo scontro che all'epoca di Bossi era fra Nord e Sud, oggi è fra le Regioni e il Palazzo. Le Regioni sono le eredi degli Stati pre-risorgimentali che sarebbe stato meglio unire in forma confederata, come aveva richiesto con grande lungimiranza Carlo Cattaneo.
Molti oggi chiedono una precisa regolamentazione dei rapporti Stato-Regione, ma questo può avvenire solo attraverso un riesame complessivo dell'assetto istituzionale. Ovvero passando da uno Stato centralistico-regionalizzato a un più semplice Stato federale per cui abbiamo modelli già ampiamente collaudati come, oltre agli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera e il Belgio.
Nel nuovo Stato federale ci sarebbero Camera e Senato differenti, e dovrebbero fare solo leggi su problemi comuni, lasciando alle regioni il diritto di conservare i propri costumi, le proprie tradizioni, le proprie specificità economiche ed etiche.
Così Venezia e Firenze non saranno costrette a mettere all'asta le loro bellezze e dai porti verranno tenuti lontani i compratori cinesi. Così concepito, lo Stato federale sarà capace di ridurre la burocrazia e di ridare a ciascuno l'orgoglio di un proprio territorio, della propria tradizione e di un proprio sviluppo economico.
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