Monsignor Matteo Maria Zuppi, vescovo di Bologna, non è un sostenitore del populismo sovranista. Ormai è risaputo. Il presule del capoluogo lo ha ribadito, rompendo il silenzio sulla situazione politica italiana e continentale. L'ecclesiastico ha infatti rilasciato un'intervista a Il Corriere di Bologna.
I temi affrontati sono quelli ricorrenti. Spiccano immigrazione, dipendenza procurata dalle droghe, futuro organizzativo e dottrinale del cattolicesimo e stato di salute della Chiesa bolognese. Se per la gestione dei fenomeni migratori il leitmotiv è sempre lo stesso, cioè sconfiggere la "tentazione delle chiusure", sull'attulità politica monsignor Zuppi ha ribadito che "la Chiesa non si schiera". Il vescovo ha sottolineato come agli ecclesiastici interessi posizionarsi soprattutto "dalla parte della vita, dall'inizio alla fine". È un tema caro anche a papa Francesco, che ha dichiarato qualcosa di simile nell'intervista pubblicata da La Stampa.
Prorio come Jorge Mario Bergoglio, il consacrato italiano ha avvalorato la tesi della necessità dell'accoglienza dei migranti:"Non si può continuare a parlare di emergenza quando è un fenomeno epocale e continuo". Ma c'è almeno un altro forte richiamo "bergogliano": quello sulla pericolosità dell'ideologia populista, che per Zuppi è una naturale fornitrice di "risposte identitarie non vere". In maniera diversa rispetto a quello che alcuni populisti sostengono, poi, per l'arcivescovo metropolità è possibile rintracciare una compatibilità tra "globalizzazione" ed "appartenenza". C'è spazio anche per una riflessione sul simbolo per eccellenza della "linea dura": i muri. Quelli che a Bologna "sono stati buttati giù".
La "Chiesa in uscita", quella che per il Papa deve abbracciare il mondo,
continua a criticare gli "ismi". Si tratta, in questo caso, delle ideologie sovraniste contemporanee, che anche per il vertice della Chiesa bolognese tratteggiano strade sconsigliabili per il futuro dell'umanità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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