Il mistero delle sei scienziate russe allo Spallanzani

I forti timori sulle sei ricercatrici russe: possono aver carpito informazioni riservate? Il sospetto: "In tre furono rimpiazzate. Mosca era delusa dai risultati iniziali?"

Il mistero delle sei scienziate russe allo Spallanzani

La missione anti-Covid promossa dalla Russia in favore dell'Italia continua a impregnarsi di perplessità, dubbi e sospetti. Da Mosca sono arrivati aiuti sanitari al solo scopo di sostenere il nostro Paese contro l'emergenza Coronavirus che stava dilagando o dietro c'era un secondo (ma primario) obiettivo? Domande che dividono il mondo della politica, tra chi scommette sulla bontà russa e chi non esclude addirittura l'ipotesi spionaggio nonostante le smentite e la rassicurazioni del caso.

Ma a tutto ciò si aggiunge un'altra questione, relativa all'accordo siglato il 13 aprile 2021 tra l'ospedale Spallanzani di Roma e il centro di ricerca Gamaleya di Mosca. Si tratta di uno dei centri storici per la ricerca scientifica in Russia che svolge la sua attività sin dal 1891: tra le altre attività svolge quella di sviluppare mezzi per la terapia e prevenzione delle infezioni virali e batteriche.

Fuga di dati?

Si è arrivati a un memorandum d'intesa su cooperazione scientifica e scambio di materiali e conoscenze. Le parti hanno raggiunto un accordo, decidendo collaborare in una serie di settori cruciali. Tra questi rientrano due punti chiave: la pianificazione congiunta e conduzione di studi clinici con l'impiego del vaccino Sputnik V "ivi compresi studi di combinazione con altri vaccini contro il Covid-19", oltre che "testare l'efficacia del vaccino in singoli gruppi della popolazione o sottogruppi specifici" e nella diffusione di nuovi ceppi. A darne notizia ufficiale era stata l'Ambasciata della Federazione Russa in Italia.

Dunque i lavori sullo Sputnik sono andati avanti ed è proprio questa la fonte di principale preoccuppazione: le sei ricercatrici russe possono essere entrate in possesso di informazioni riservate? La direzione dell'ospedale tiene a precisare che tutto è stato regolare.

Una voce di conforto arriva anche da Alessio D'Amato, assessore regionale del Lazio, secondo cui l'Istituto Spallanzani "ha sempre agito nell'interesse della scienza e della sicurezza dei nostri cittadini": dunque le ricostruzioni su presunte "spy story" sono "tese solo ad alimentare i veleni". D'Amato ha denunciato quella che reputa essere una "campagna di veleni, costruita ad arte e immessa nel circo mediatico".

La sperimentazione

Il Corriere della Sera riporta le parole del professor Andrea Antinori: il direttore del Dipartimento clinico e di ricerca ha fatto sapere che sì sono stati effettuati studi sullo Sputnik, ma che "non c'è stata alcuna sperimentazione perché non è arrivata l'approvazione". Anche lui ha tenuto a garantire che "nessun dato sensibile è stato reso noto" poiché ci si è limitati ad acquisire una serie di informazioni per la ricerca "che saranno oggetto di pubblicazioni e condivisioni, proprio come accaduto con altri Paesi".

Secondo quanto risulta a La Stampa, tre ricercatrici russe sarebbero già state allo Spallanzani nell'estate del 2021 "e hanno condotto ricerche non solo su Omicron (che allora non c'era), ma testando neutralizzazioni dei ceppi virali Delta e Alfa con i sieri dei vaccinati russi". L'articolo a firma di Jacopo Iacoboni chiede conto dei risultati di quello studio: "Quelle tre russe non tornarono mai più allo Spallanzani. Furono rimpiazzate. Da San Pietroburgo, per le prove su Omicron (avvenute nell'inverno 2021 a Roma) mandarono altre tre ricercatrici, diverse. Forse i risultati iniziali non erano piaciuti?".

Incontri e viaggi

Stando a quanto riferito dal Corriere della Sera, nel documento si parlerebbe di contatti spontanei tra i due istituti che, nel corso del tempo, "hanno dato vita a incontri periodici". Motivo per cui sarebbe stato previsto "di programmare viaggi di professionisti esperti" che avrebbero potuto "partecipare operativamente alle attività di ricerca in modo da promuovere un proficuo scambio di conoscenze teoriche e pratiche".

Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza, rispondendo a un'interrogazione al Senato, ha dichiarato che l'accordo di collaborazione (oggi sospeso) tra l'Istituto Gamaleya di Mosca

e l'Inmi Spallanzani di Roma "rientra tra le iniziative autonome di collaborazione internazionale dei nostri istituti di ricerca". Per questo motivo ritiene "che la vicenda vada ridimensionata".

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