Il Veneto che lavora col virus Qui si "costruisce" la Fase 2

In Veneto il 40 % delle imprese di fatto lavora. Il Giornale.it è andato a documentare questa realtà. Ieri Zaia ha firmato la nuova ordinanza: via libera alla vendita da asporto, cimiteri e fiorerie aperte e manutenzioni da diportismo.

Il Veneto che lavora col virus Qui si "costruisce" la Fase 2

È il Veneto che riparte. È il Veneto che vuole ripartire. Soprattutto da oggi. Zaia ha firmato la nuova ordinanza in vigore dalle 15. Questo complice il controllo del contagio, le curve in ribasso, la responsabilità e la civiltà dei cittadini e il fatto che, di fatto, in Veneto già il 40 % delle aziende lavora.

Noi del Giornale.it abbiamo fatto un viaggio per questo Veneto che riparte. In giro si vedono moto, auto, camion, parcheggi pieni, gente per strada, tutti rigorosamente con la mascherina. Ma soprattutto si vedono aziende che vogliono ripartire, che si stanno dando da fare, che stanno mettendo tutte le forze in campo possibili inimmaginabili per ripartire in sicurezza.

La Sit è una società metalmeccanica, di automazione e robotica, lavora in zona industriale a Padova, una zona dove ora si vedono i camion caricare e scaricare, gli operai entrare e uscire, tutti con le mascherine. Una realtà, la Sit di oltre 2000 dipendenti tra Padova e Rovigo, con tutti i laboratori aperti, che ora lavorano su turni o in smart working.

“Sit va avant”, è stato il messaggio del presidente Federico de' Stefani ancora a inizio emergenza. “Abbiamo adottato tutte le misure di contenimento per garantire la sicurezza del personale da una parte e continuità operativa dall'altra dice - si tratta di un momento eccezionale e momentaneo passerà”.

Qui spiega sempre de’ Stefani “gli accessi negli stabilimenti e nei laboratori da parte del personale sono stati organizzati in turni che rispettino le distanze di sicurezza e le indicazioni ministeriali, così anche gli spazi lavorativi e le aree comuni, nelle quali sono state delimitate visivamente le distanze da tenere. Sono stati installati dispositivi di igienizzazione per consentire a tutti la pulizia frequente delle mani e gli ambienti vengono sanificati. Ogni dipendente coinvolto nella produzione o nei laboratori indossa guanti e mascherina, mentre per tutte le persone per le quali è possibile è stato esteso lo smart working, anche qui con una lista di buone prassi da adottare per il lavoro da remoto. Lo smart working sta dando risultati molto incoraggianti – continua - quindi non vediamo al momento necessità di riaprire gli uffici visto che stiamo garantendo continuità operativa ai nostri partner e clienti grazie a tecnologie e procedure di cui ci eravamo già dotati l'anno scorso”.

A Campodarsego invece, un comune in provincia di Padova, proseguendo il nostro viaggio lungo la strada del Santo che conduce a Castelfranco Veneto, lo storico Baulificio Italiano Sorelle Roncato, in piedi dal 1950, fa borse, valigie, zaini; ora ha riconvertito la produzione in visiere per personale sanitario e pannelli. “Stiamo facendo le visiere con il materiale delle borse con cui avremmo dovuto far le borse per quest'estate”, ci racconta Federica Roncato, la responsabile marketing e comunicazione. Anche la mamma Marisa, che lavora nell'azienda ci spiega come realizzano i divisori in policarbonato plastico. “Stiamo producendo pannelli per uffici, aziende e per le catene di montaggio – dice - sono dei divisori che ci vengono richiesti su misura da mettere tra una postazione e l'altra. Noi produciamo valigie e usiamo questi materiali”.

Andiamo a Riese Pio X invece, dove la Steelco Group, già il 27 gennaio, aveva emanato il protocollo emergenza Coronavirus. “Stavamo annusando questo pericolo – dice il presidente Fabio Zardini – già a gennaio avevamo le mascherine, le notizie che continuavano ad arrivare dal nostro distributore in Cina facevano pensare a un pericolo sempre più crescente. Il distributore di Pechino ci diceva che la situazione lì era assai grave e quindi il 27 gennaio abbiamo attivato la prima procedura interna di gestione del virus. Questo prevedeva anche che chiunque tornasse dall’estero e avesse sintomi, dovesse stare a casa per due settimane, in più mascherine per tutti”. Nello stabilimento di Riese sono in 380, il gruppo ne conta in tutto 680, e le mascherine finora ordinate sono 75 mila.

“Siamo stati fermi una settimana – spiega sempre Zardini – e poi siamo ripartiti in modo diverso. Abbiamo diviso la gente in due turni, abbiamo utilizzato vacanza e raddoppiato i tempi di incubazione se qualcuno aveva sintomi. Non potevamo permetterci di bloccarci e volevamo evitare la contaminazione di gruppo che rischia di far bloccare l’azienda”. La Steelco infatti, presente in più di cento paesi al mondo, ma con tutta la produzione in Italia, si occupa di disinfezione e sterilizzazione in diverse aree professionali, a partire dagli ospedali. Molti dei loro macchinari sono finiti nelle aree Covid.

E ora il 4 maggio? Intanto da lunedì partono i test sierologici, “poi – spiegano Zardini e il direttore operativo Giorgio Dorigo – dobbiamo programmare la fase tre, con il rientro al lavoro di una grossa parte degli impiegati e applicazione di altre regole, in modo da registrare ingresso e dispositivi in sicurezza, tutto nel rispetto della privacy assoluta".

E quindi misurazione temperatura, ingresso attraverso percorso stabilito, sacchettini anticontaminazione delle scarpe, entrerà in funzione anche un nuovo dispositivo di pulizia e disinfezione, disinfezione bigiornaliera e distanziamento a tre metri. Qui funziona così.

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