È cresciuto senza la cura del proprio padre biologico e a distanza di tempo, quel figlio che oggi ha compiuto 44 anni ha fatto causa al genitore, chiedendo non solo di essere riconosciuto all'anagrafe (anche attraverso il test del dna), ma soprattutto rivendicando un ingente risarcimento per i danni esistenziali e morali subiti a causa della sua lontananza. È accaduto a Vicenza, dove i giudici hanno dato un prezzo ai fallimenti che questo figlio avrebbe attribuito all'asenza del papà, stabilendo un indennizzo di 75 euro al mese per 18 anni.
I fallimenti attribuiti al padre assente
Secondo quanto riportato dal Corriere della sera, il 44enne vicentino in questione, cresciuto esclusivamente dalla madre, visto che i suoi genitori avevano interrotto la loro relazione prima ancora che lui venisse al mondo, avrebbe accusato il padre di tutti i suoi problemi. Secondo quanto sintetizzato dal giudice, l'assenza paterna nella sua vita avrebbe in qualche modo inciso negativamente sulle sue scelte e sul suo status, "avendo finito per trovarsi malato e tossicodipendente, oltre che ex detenuto".
La tesi che non convince
La decisione dell'indennizzo, depositata nei giorni scorsi, è stata definita dall'Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia come qualcosa di innovativo, proprio per l'approccio tenuti dai magistrati nei confronti delle pretese che un figlio rivolgeva al padre biologico. Ma nonostante i giudici abbiano concesso il risarcimento al 44enne, il tribunale di Vicenza ha voluto chiarire che la tesi dei fallimenti personali non può essere attribuita alla mancanza del padre. Il giudice, infatti, pur ammettendo che il mancato riconoscimento della prole genera "un vuoto emotivo, relazionale e sociale", non crede sia sufficiente a incolpare un genitore di quelle che sono "le libere scelte di vita" di un figlio, compresa quella di drogarsi o di commettere dei reati che lo trascinano in carcere.
La risposta del magistrato
Secondo il tribunale che ha giudicato la vicenda, poi, più che al padre assente "non vi sarebbero ragioni per non rivolgere la stessa richiesta al genitore presente, poché è fatto notorio che vi sono figli di nessuno che hanno avuto successo nella vita, come vi sono figli di qualcuno che non hanno avuto altrettanta fortuna. Sicché non possono imputarsi con certezza al mancato riconoscimento del figlio, le alterne vicende della vita".
Il danno oggettivo
Ma al di là degli errori e dei fallimenti da adulto, esisterebbe pero un danno oggettivo, fatto di un dolore patito da qualunque bambino, costretto a crescere senza il padre. Ma anche su questo punto, il tribunale solleva un interrogativo sul tempo trascorso per chiedere il proprio riconsocimento. "Se avesse avuto realmente il bisogno di un padre affettivo e sostentativo, avrebbe dovuto chiederlo suibto, cioè al compimento della maggiore età. Non può dolersi ora, per ragioni squisitamente economiche, della prolungata assenza, poiché questa è dovuta principalmene alla sua inerzia", ha chiarito il giudice estensore.
La decisione definitiva
Da quel ragionamento, la decisione definitiva del giudice che ha fissato i 18 anni come l'età fino alla quale "più si sente il vuoto genitoriale poi inevitabilmente colmato, col tempo, dall'abitudine e dalle esperienze personali". I giudici, infatti, hanno anche sostenuto che "il vuoto affettivo e consolatorio" non possa essere durato tutta la vita per il 44enne e una volta definito l'arco temporale che merita il risarcimento, il tribunale ha dato un valore economico a un vuoto affettivo-sostentativo a cui, per sua stessa essenza, non potrebbe darsi alcun valore.
I 75 euro previsti sarebbero la metà dell'assegno minimo di mantenimento che questo tribunale è solito concedere per i figli, pari a 150 euro mensili che, moltiplicati per i primi 18 anni di vita, condannano il genitore mancato a un risarcimento di 16.200 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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