Da villa reale a dormitorio per i clochard, il passo è breve. Villa Ada, il secondo parco di Roma per estensione, è ormai abbandonato al degrado. Gli alberi caduti dopo la nevicata straordinaria dello scorso febbraio sono ancora accasciati al suolo, mentre erba alta e siepi incolte hanno ridisegnato il profilo di quella che un tempo era la riserva di caccia di casa Savoia (guarda il video).
“Il servizio giardini qui è completamente assente”, denuncia il tenente colonnello Patrizio Di Tursi, consigliere azzurro in II Municipio. E se di giardinieri del Comune da queste parti se ne vedono ben pochi, di vigilanza non c’è neppure l’ombra. Così, complici i cancelli del parco che restano aperti tutta la notte, la villa è diventata un luogo di ritrovo per sbandati e senzatetto. Il più celebre è senza dubbio il “barone rampante”, che ha allestito la sua dimora sui rami di un cedro, a trenta metri dal terreno. Tra gli habitué della villa c’è chi è pronto a giurare che l’uomo, presumibilmente originario dell’Est Europa, non sia l’unico arboricolo.
Gli amanti della comodità, invece, si sono sistemati negli edifici neoclassici che adornano i giardini. Il tempietto dedicato alla dea Flora, realizzato alla fine del 1700, oggi è in condizioni pietose. Concepito come coffee-house del parco, i suoi sotterranei sono diventati la casa di un numero imprecisato di senzatetto, che li hanno riempiti di materassi e suppellettili di ogni genere. Le Scuderie Reali del XIX secolo, ormai fatiscenti, sono invece teatro di rave party. Gli edifici, coperti dalla vegetazione incolta e sfregiati dai murales, stanno andando in rovina, come l’ex centro per l’ippoterapia. “Da un giorno all’altro le mamme che portavano qui i bimbi con difficoltà hanno trovato i cancelli sbarrati”, racconta Roberto Rizzo, dell’associazione Leprotti di Villa Ada.
L’ex campo di allenamento ora è ricoperto dall’erba alta e i cancelli dei box sono stati chiusi con i lucchetti da chi ci ha allestito la propria casa. Ciò che resta degli spalti è diventata una latrina (guarda le foto). Sull’altro versante del parco, quello di Monte Antenne, qualcun altro, invece, ha ricavato un mini-appartamento in una cavità della roccia. Si entra dalla pista ciclabile che costeggia la Tangenziale Est e per arrivarci c’è bisogno di padroneggiare le tecniche dell’arrampicata.
“Da quando diversi abusivi si sono stabiliti all’interno della villa è aumentata l’insicurezza e molti sono stati importunati o addirittura rapinati”, testimonia il consigliere municipale di Forza Italia. “Una volta ci è capitato di essere minacciati da un senza fissa dimora che infastidito dalla nostra presenza ci ha minacciato con un collo di bottiglia”, racconta uno dei Leprotti. Episodi spiacevoli, questi, segnalati più di una volta al Comune di Roma. Ma le denunce dei cittadini sono rimaste lettera morta.
“Abbiamo dovuto addirittura raccogliere le firme per chiedere la riapertura dei bagni pubblici – continuano i runner – ma nessuno ci ha ascoltato e il risultato è che dietro ai bagni chiusi ci è creato un vespasiano a cielo aperto, con tutto ciò che comporta a livello di igiene e di decoro”.
E così succede che a due passi dal laghetto che ospita il palco dell’Estate Romana, qualcuno abbia sistemato un materasso in una casupola di legno, per tornarci ogni sera a dormire.
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