"Non c'è solo il Covid-19". È questo il titolo che introduce i pensieri della virologa, responsabile del laboratorio dell'ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, che riflette sulla pandemia da coronavirus, con un articolo apparso sulle colonne del Fatto Quotidiano.
Lo scorso 20 febbraio, l'Italia è piombata nell'incubo coronavirus: quella sera, il pazente 1, è risultato positivo al Covid-19. E, da quel momento, scrive Gismondo "è come se, approfittando del sonno di Ulisse, avessimo aperto l' otre regalatagli da Eolo. Giorno dopo giorno è scomparso tutto: la fame nel mondo, i bambini siriani, attentati, infarti, ictus, femminicidi". Tutto, secondo la virologa sarebbe stato trasformato nella malattia causata dal Covd-19. "Se hai il mal di testa, pensi al tampone. Se incontri qualcuno, pensi che ti stia contagiando", scrive.
Poi, la Gismondo riferisce di un incontro con un rianimatore, "di quelli che si sporcano le mani giorno e notte infilando tubi in pazienti rantolanti", che le avrebbe confermato la numerosa presenza di pazienti in arrivo nelle sale di rianimazione: "E ne muoiono", ha detto alla virologa, specificando che si tratta soprattutto di persone anziane, con altre patologie più gravi. Gli altri, invece, solitamente guariscono. "Il vero problema di queste polmoniti rispetto a quelle causate da altre complicanze- avrebbe sottolineato il rianimatore- è che i pazienti restano in rianimazione per settimane".
Ma allora, riflette la virologa del Sacco, "la vera crisi è quella del sistema sanitario".
E riferisce: "Prese le dovute cautele per contenere il contagio, questa è un'infezione che fa ammalare il 10% degli infettati e provoca la morte soprattutto come fattore 'opportunista', non come causa primaria". Una conclusione cui l'esperta è arrivata tramite l'osservazione di numeri e condizioni: "Nessun tentativo di sminuirne la gravità", quindi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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