Il virologo Pregliasco: ​"Le accuse sul Trivulzio sono panna montata"

Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano e supervisore scientifico del Pat, contro le accuse che hanno investito la Rsa: "Indagine doverosa, ma rilievi demenziali"

Milano, Pio Albergo Trivulzio al centro delle polemiche  (Fotogramma)
Milano, Pio Albergo Trivulzio al centro delle polemiche (Fotogramma)

"Credo davvero che sia stata creata una panna montata legata alla comprensibile sofferenza e angoscia dei parenti, che peraltro continuano a tenere i loro cari in quella struttura dove possono ottenere un’assistenza migliore rispetto a casa". Lo ha affermato Fabrizio Pregliasco, virolgo dell'Università Statale di Milano e supervisore scientifico del Pio Albergo Trivulzio. La struttura è finita al centro di un'inchiesta della Procura di Milano su presunte irregolarità nella gestione dell'emergenza coronavirus nelle case di riposo.

Al Pat, tra gennaio e aprile, ci sono stati 300 morti. "Qui biecamente alcuni hanno messo questo valore, non ricordando che in quella struttura di soggetti anziani c’è una mortalità prevista - ha dichiarato il virologo all'HuffingtonPost-. Prendiamo il periodo febbraio-marzo: nel quinquennio 2015-2019 ci sono stati 89 decessi medi, mentre nel febbraio-marzo di quest'anno sono stati 115. Quindi l'extramortalità non è di 115, ma di circa 25 unità". Parlando del primo quadrimestre del 2020, Pregliasco ha poi sottolineato: "Si è passati da 186 decessi medi a 300 decessi". Un incremento del 38% a fronte di 135% in tutta la Lombardia.

Il supervisore scientifico del Trivulzio ha poi fatto un paragone con il resto dell'Europa dove "il 40% dei morti sono avvenuti in residenze sanitarie per anziani. Purtroppo è la caratteristica intrinseca di questa pandemia. È stata una guerra di un nemico che e arrivato alle spalle e che hanno pagato le persone più fragili". Pregliasco ha inoltre sottolineato come il Pat non sia sono una Rsa. "È una struttura complessa che ha Rsa, lungodegenza, hospice, riabilitazione, poliambulatori - ha spiegato -. E lì mille persone al giorno entravano e uscivano mentre 250 al mese si susseguivano per attività riabilitativa. Era una realtà particolarmente permeabile, come deve essere. Perché una 'bella' Rsa non è un lager, deve avere spazi di convivenza tra gli ospiti, deve prevedere presenza volontari e familiari".

Chiarezza anche sulle mascherine. Se all'inizio dell'emergenza sanitaria "c'era carenza di Dpi - ha spiegato - dopo il 23 febbraio l'utilizzo è stato sempre più esteso, fino al 23 marzo, quando è stata data la massima disponibilità e si è arrivati a regime".

Un'altra accusa riguarda i pazienti trasferiti in ospedale oppure rimandati a casa. Il virologo ha quindi fornito altri dati. Per quanto concerne l'invio di persone in ospedale, "per vari motivi, non per il Covid, si sta parlando di 30 persone in febbraio, 21 in marzo, 39 in aprile". Quelle invece rimandate a casa sono state "150 in febbraio, 161 in marzo, 37 in aprile, ma questi dovevano andarci a casa, erano al Trivulzio per la riabilitazione, era normale turnover", ha spiegato affermando che le "accuse sono demenziali". Infine, il supervisore scientifico è intervenuto sul tema dei pazienti mandati al Trivulzio dagli ospedali sovraccarichi.

Si è trattato di "appena 17 persone, di cui una soltanto riscontrata positiva, gli altri tutti soggetti oncologici. Tutte messe in un reparto con personale dedicato, come da subito sono state separate le persone soggiornanti nel Trivulzio con sintomi Covid".

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