Come tutti i virus, anche il Covid cambia e si adatta: quelli che vediamo oggi non saranno nè i primi nè gli ultimi perché continuerà a mutare, parola di virologo. Oltre a quella inglese di cui tanto si parla, nel nostro Paese sono già presenti ben 13 varianti rispetto al virus originale partito da Wuhan, in Cina, che ha dato origine alla pandemia mondiale che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.
È questo il risultato di uno studio italiano, appena pubblicato su MedRxiv ed inviato alla rivista scientifica più prestigiosa al mondo, Nature, durato alcuni mesi e giunto alla sua conclusione soltanto pochi giorni fa: il lavoro è stato coordinato dal Prof. Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell'Università Campus Bio-Medico di Roma e Davide Zella dell’Institute of Human Virology di Baltimore, negli Stati Uniti.
Cosa dice lo studio
"Presentiamo prove di una diffusione virale prolungata tra cluster sporadici che hanno agito come 'serbatoi nascosti' durante l'estate 2020. I modelli matematici mostrano come una maggiore mobilità tra i residenti abbia catalizzato la coalescenza di tali cluster, aumentando così il numero di infezioni e dando inizio ad una nuova ondata epidemica", si legge nell'introduzione allo studio. In pratica, le mutazioni del virus in Italia erano già iniziate in primavera, tra marzo ed aprile, per palesarsi dopo il periodo estivo con la ripresa dei contagi e l'inizio della "seconda ondata". Inizialmente, come avvenuto in Inghilterra, queste varianti sono rimaste nascoste facendo coalescenza, si sono allargate e mescolate fra di loro per poi mostrarsi, in tutta la loro forza, con le ondate di ottobre e novembre. Da sottolineare che, tutte queste varianti sarebbero "nostrane" e non importate dall'estero.
"Mutazione avvenuta mesi fa"
Se le varianti italiane del virus circolano già dalla primavera-estate, perché non ne siamo venuti a conoscenza prima? "Perché nessuno le aveva scoperte prima di noi, siamo i primi", ha detto in esclusiva per ilgiornale.it il Prof. Massimo Ciccozzi, Responsabile di epidemiologia al Campus Bio-Medico di Roma e coordinatore dello studio che abbiamo intercettato per farci spiegare quanto è stato scoperto. "A settembre e ottobre dovevamo esserne sicuri ed abbiamo ripetuto le analisi più volte. Tutte quante hanno la mutazione DG614 che ha reso il virus molto più contagioso rispetto al ceppo originario di Wuhan, la letalità invece non è cambiata. Il virus è semplicemente mutato, a marzo-aprile già c'erano queste varianti, noi le abbiamo identificate a luglio e pubblicate adesso. Ma già c'erano, sono nate tra la primavera e l'estate". Ognuna delle 13 mutazioni differisce l'una dall'altra per minimi aspetti ma "non hanno dato nè un vantaggio nè uno svantaggio al virus: sono 13 copie diverse del virus ma tutte, comunque, possiedono la mutazione che ha reso il virus più contagioso", sottolinea l'epidemiologo.
Estate stabile, poi nuova impennata. Dopo un periodo chiamato di "recessione pandemica" con pochissimi casi rilevati tra giugno e agosto, una nuova ondata epidemica ha colpito il Paese in maniera maggiore rispetto al passato. Con l'aumento delle infezioni e dei ricoveri a settembre, una nuova impennata si è registrata nuovamente a metà ottobre: lo studio sottolinea come "il virus stava circolando in modo criptico tra i cluster di trasmissione non rilevati". Durante questo periodo, covavano migliaia di infezioni lievi o asintomatiche tra serbatoi non rilevati (nascosti) che hanno preceduto ciascuna fase di crescita esponenziale di ciascuna ondata epidemica.
"Serbatoi nascosti esplosi a settembre"
"Il virus muta in continuazione perché si vuole adattare a noi, non bisogna avere paura. È vero, fa anche mutazioni che favoriscono il virus stesso come per la variante inglese che dicono sia molto più contagiosa anche se non ho prove di laboratorio a sostegno di questa tesi", ha detto Ciccozzi. "Avevamo già teorizzato a marzo che la 'DG614' (variazione del virus nella proteina Spike, ndr) dava più contagiosità e le prove in laboratorio ce lo hanno confermato": in pratica, a prescindere dalla variante inglese, in Italia abbiamo già sperimentato una intensa seconda ondata a causa di una maggiore infettività del virus.
I cluster italiani. Il prof. ci spiega come, questi serbatoi nascosti, siano stati individuati ad agosto e tutto sia esploso a settembre quando è ricominciato il movimento della popolazione con la gente che è tornata dalle vacanze, si è ricominciati ad andare a lavoro e si sono riaperte le scuole, oltre a migliaia di persone sui mezzi pubblici. "Tutto questo ha contribuito a far esplodere questa seconda fase, io la chiamo 'epidemiologia a cluster' che ha portato quel grande numero di persone ad essere infettate". Lo studio riporta come i risultati dell'analisi dei cluster indicano il mantenimento delle trasmissioni a livello locale promosse da catene di trasmissione relativamente piccole durante i mesi in cui sono stati segnalati pochi casi e fino all'inizio della seconda ondata. Questa osservazione suggerisce che la recrudescenza dell'epidemia è stata associata ad un allentamento delle misure di blocco che ha portato ad una maggiore trasmissione locale rispetto al numero di reintroduzioni del virus nel Paese. Questo scenario è supportato anche da indagini che mostrano una significativa riduzione del numero di turisti stranieri (circa -65,9%), ma un aumento, seppur modesto (+1,1%), del turismo interno durante la stagione estiva dopo l'allentamento delle restrizioni ai viaggi interregionali.
Il cambiamento del virus
Ma si può dire che la nostra seconda ondata sia dovuta anche a piccole mutazioni del virus nostrano? "Si, con i nostri modelli matematici abbiamo proprio scoperto questo: è partita da questi serbatoi nascosti. È come se avessi un grande camino dove ho acceso un fuoco che poi è finito lasciando tanta cenere, ma sotto la cenere c'era ancora un po' di brace di cui non ci siamo accorti e, se si rimette il legno sopra, il fuoco riparte. Sono questi i serbatoi nascosti", ci ha spiegato Ciccozzi. Nello studio viene sottolineato come la mutazione D614G è stata associata ad una "maggiore infettività e trasmissibilità ma senza effetti sugli esiti di gravità della malattia sebbene alcuni di questi risultati siano stati recentemente messi in dubbio": di fatto, non si sa con certezza se queste piccole mutazioni abbiano anche inciso, o no, sulla mortalità degli ultimi mesi.
Differenze tra prima e seconda ondata. Mentre la prima ondata epidemica in Italia è stata causata delle introduzioni del virus dall'esterno che ha portato grandi cluster di trasmissione in concomitanza con un elevato numero di infezioni, la seconda è dovuta a quei serbatoi nascosti di cui abbiamo parlato prima. "ll nostro modello matematico basato su agenti ricapitola questo fenomeno, supportando ulteriormente l'ipotesi che i piccoli cluster osservati durante l'estate si sono fusi in seguito all'aumento della mobilità e alla riduzione delle misure di allontanamento sociale che, a sua volta, ha fornito la 'scintilla' per l'improvviso aumento delle infezioni osservato alla fine dell'estate portanto alla successiva seconda ondata di crescita esponenziale", riporta lo studio italiano.
Vaccino a rischio?
Milioni di dosi di vaccino stanno per essere smistate in Europa e Stati Uniti ma la preoccupazione, adesso, è che quanto fatto finora possa crollare come un castello di sabbia se queste varianti avranno la meglio. Sarà davvero così? "No, la proteina Spike che è stata fatta per i vaccini è estremamente conservata. Vale sia per queste 13 varianti e dovrebbe valere anche per quella inglese, che stiamo monitorando e sorvegliando", rassicura il prof.Ciccozzi.
L'unica cosa da fare, in attesa di vaccinarci, è mantenere invariato il nostro stile di vita fatto di distanziamento, mascherine e tutto quanto fin'adesso.
"Purtroppo ci accompagneranno ancora per un bel po' fino a quando questo virus non farà altre mutazioni che lo faranno adattare a noi ed al nostro sistema immunitario perché la maggior parte di queste sono indotte dal sistema immunitario. Queste mutazioni, con il vaccino che arriverà a breve, ci faranno vincere questa battaglia", conclude l'epidemiologo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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