Filippo Addamo e quel colpo in canna che ha ucciso la mamma “civetta”

Filippo Addamo uccise la madre Rosa Montalto nel 2000. Ecco tutto quello che sappiamo

Filippo Addamo e quel colpo in canna che ha ucciso la mamma “civetta”

Quello di Rosa Montalto è stato un matricidio, ma si potrebbe parlare anche di femminicidio per via del movente che lo caratterizzò. A uccidere la donna, 38 anni, di Catania, fu il figlio Filippo Addamo, all’epoca dei fatti ventenne. Ma cosa spinse il giovane a uccidere sua madre? E quali reazioni questo gesto causò in famiglia? “Ero geloso: mamma l’ho uccisa io”, ha detto Filippo durante la sua confessione, prima di indicare agli inquirenti il luogo in cui si era disfatto dell’arma. La vicenda sarà al centro di “Che fine ha fatto Baby Jane?”, nuovo programma di interviste true crime a cura di Franca Leosini.

L’omicidio di Rosa Montalto

È il 27 marzo 2000. Rosa vive con i suoi 4 figli nel quartiere “‘O cursu” nel centro storico del capoluogo siciliano, ha chiesto da poco la separazione dal marito. Sta andando al lavoro, in una ditta di pulizie. Ha appena messo in moto la sua Fiat126 gialla, quando il figlio Filippo le si para davanti con una pistola vera. Si tratta di una pistola giocattolo, che è stata modificata e ora spara per davvero: Filippo dice di averla trovata in campagna, in una scatola di scarpe mentre andava a caccia di lucertole. Vuole solo minacciare la madre, ma, a seguito di una colluttazione tra i due, parte un colpo che la centra precisamente alla nuca. È così che Rosa se ne va per mano di suo figlio, che immediatamente fugge dal luogo del delitto.

Credevo che non c’era più niente da fare - ha raccontato Filippo a ‘Storie maledette’ nel 2004 - Mi sono detto: ora la faccio spaventare. Credevo. Le volevo fare capire che la cosa era troppo pesante per me, che non ce la facevo più”. L’intenzione, secondo il giovane, era spaventare la madre, e a processo sono spuntate anche varie ipotesi, tra cui il fatto che i proiettili per la pistola giocattolo siano stati forniti a Filippo dal padre. Ma i giudici alla fine hanno deciso di credere al giovane.

Il movente di Filippo Addamo

Bisogna scavare a fondo per capire perché Filippo abbia ucciso Rosa. La donna aveva deciso tempo prima di lasciare la famiglia per andare a convivere con Benedetto, 24enne amico di Filippo. “Li cercavo - ha detto Filippo a Leosini durante ‘Storie maledette’ - Ero intenzionato a riprendermi mia madre. Quando l’ho trovata, abbiamo avuto una discussione che mi ferì ancora di più, perché mia madre mi disse: ‘Vattene, non voglio venire a casa’. In mia madre vedevo la famiglia e quando il tuo punto di riferimento ti abbandona non sai cosa fare, non c’è più rimedio”.

In realtà, in casa con Benedetto, Rosa ci è stata solo per una ventina di giorni, anche se a Filippo sono apparsi di più: la mancanza dei figli forse aveva preso il sopravvento e lei era tornata alla vita di prima, anche se in una nuova casa. Con lei il figlio adolescente e la figlia bambina, mentre Filippo andò a vivere con il padre per un moto d’orgoglio. “Non ci riuscivo a non averla a casa - ha aggiunto Filippo, raccontando di quando la madre stava con l'amico - Mi faceva sentire tradito. Mia madre era mia, di nessun altro, si vede che sono rimasto bambino. Io volevo mia madre tutta per me e il fatto che un estraneo me l’avesse portata via… dovevo vincere. E invece è finita che non ce l’ho più”.

Ma in città le chiacchiere non si erano placate. Tanto che a un certo punto il figlio ha iniziato a pensare che Rosa si prostituisse. E questo rappresentava un’onta per Filippo, che quel giorno tragico, mostrando la pistola alla madre, voleva farla tornare sui suoi passi, voleva che non fosse più fonte di “vergogna” agli occhi di tutti. Era come se Filippo si sentisse l’“uomo di casa”, soprattutto ora che il padre si stava separando da Rosa: gli amici lo chiamavano “cornuto”, come se lui fosse il destinatario di un tradimento.

Il corso della giustizia

Nel corso del processo, sul banco degli imputati ci arriva anche Rosa, che non c'è più: la figlia maggiore, avuta dalla donna a 15 anni, che non l’ha perdonata per la sua libertà, la descrive come una donna “egoista, civetta, frivola e irresponsabile nei confronti dei figli”. Tuttavia Filippo viene condannato a 24 anni per omicidio volontario, poi ridotti in appello e confermati in Cassazione a 17: per i giudici non c’è stata premeditazione, ma l’omicidio perpetrato da Filippo, andato dalla madre per minacciarla, sarebbe stato appunto volontario. Terminata la sua pena, Filippo è tornato libero, riabilitato agli occhi dello Stato e perdonato dalla famiglia.

Un caso di femminicidio?

Quello di Filippo Addamo fu sicuramente un matricidio, ma può essere definito anche un femminicidio in base al movente che armò la mano del giovane. Rosa fu uccisa perché Filippo non voleva che lei scegliesse liberamente con chi stare, cosa fare della sua vita. A “Storie maledette” il giovane descrisse il fatto che la madre fosse andata a vivere con l’amico come “un tradimento, una ferita che mi fece stare malissimo”.

Filippo ha anche raccontato di aver tirato “qualche sberla” alla sorella tredicenne, per averla vista con un ragazzo dopo averla mandata a fare la spesa, e di aver avuto una

colluttazione con la madre e un uomo, dopo essere stato allertato da uno zio sulla frequentazione della donna con un lontano parente - seguita da altre botte in famiglia ricevute da Rosa dopo l’episodio.

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