Denuncia il collega per molestie. Lui condannato, lei non può rientrare a lavoro

La volontaria aveva denunciato uno dei capi per molestie sessuali. Il sanitario è stato condannato ma l'associazione di soccorso ha negato alla vittima di rientrare al lavoro

Denuncia il collega per molestie. Lui condannato, lei non può rientrare a lavoro

"Al momento non è possibile accettare la sua domanda. Confidando nella sua comprensione". Si è sentita rispondere così la volontaria 21enne delle ambulanze di Lugo, una cittadina del Ravennate, quando ha chiesto di rientrare in servizio dopo aver denunciato uno dei suoi capi per molestie sessuali. Il professionista è stato condannato dal Tribunale di Ravenna. "Incredula, delusa, umiliata, soprattutto umiliata. Si sente così la mia cliente", ha spiegato l'avvocato Giovanni Scudellari, legale della giovane, al Corriere della Sera.

La denuncia

I fatti risalgono al 2019. La volontaria, 21 anni, con un contratto annuale presso l'associazione di soccorso locale, aveva denunciato uno dei suoi capi per molestie sessuali. Il giorno in cui presentò la querela raccontò di avances pressanti sul luogo di lavoro. "Dai, ti aspetto di là. Ti faccio divertire", le avrebbe detto il sanitario - un'autista delle ambulanze - in svariate circostanze. Approcci espliciti di cui la ragazza informò anche la madre: "Vanno bene le battutine squallide - scriveva in un sms - ma le mani è meglio che se le tenga a posto! Sono veramente schifata". Il professionista, un 62enne di San Lazzaro, è stato condannato dal tribunale di Ravenna. Secondo i magistrati, che peraltro hanno imposto all'indagato il divieto di avvicinamento alla collega, l'autista avrebbe approfittato della sua condizione di superiorità rispetto alla ragazza.

La reazione

Nonostante la condanna, però, alla volontaria è stata negata la possibilità di rientrare in servizio. Il presidente dell'associazione di soccorso di Lugo, Giovanni Lizza, preferisce attendere che la sentenza diventi definitiva prima di reintegrare la giovane. "La domanda non è stata respinta, sia chiaro - precisa Lizza - L'abbiamo solo messa in stand by in attesa che la vicenda venga chiarita. Ci sono tre gradi di giudizio, auspichiamo che emerga la verità". Ma per l'avvocato Giovanni Scudellari, legale della vittima, c'è ben poco da chiarie. "La situazione è paradossale. - replica Scudellari - Capirei se la domanda l'avesse fatta il molestatore, ma l'ha fatta la vittima. Com' è possibile che dopo aver subito quel che ha subito, con una sentenza di condanna in mano, si venga a dire che la vicenda dev'essere chiarita? Tirando in ballo pure l'onestà intellettuale. Quale onestà? C'è solo da vergognarsi". La 21enne, che in passato ha lavorato al Centro di salute mentale, sogna un'occupazione nella Pubblica Assistenza.

Sogno che rischia di andare in frantumi per via della denuncia. "I dubbi li ha avuti solo all'inizio. - conclude il legale - Ma una volta presentata la denuncia nemmeno un ripensamento. È giovane, si troverà un altro lavoro".

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