Xylella, ulivi sotto sequestro e indagini su 10 persone

Coinvolto anche il commissario straordinario Silletti. Si ipotizza la diffusione colposa della malattia

Xylella, ulivi sotto sequestro e indagini su 10 persone

Svolta nell'inchiesta sul caso Xylella. La procura di Lecce sequestra tutti gli ulivi destinati all'eradicazione e iscrive nel registro degli indagati dieci nomi, tra cui quello del comandante regionale del Corpo Forestale, nonché commissario straordinario per l’emergenza fitosanitaria, Giuseppe Silletti (nella foto in basso).

Tutti sono accusati a vario titolo di diffusione colposa di una malattia delle piante, inquinamento ambientale colposo, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Si tratta di Antonio Guario e Silvio Schito, rispettivamente ex ed attuale dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale; Giuseppe D’Onghia, dirigente del Servizio Agricoltura della Regione Puglia; Giuseppe Blasi, capo del dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Vito Nicola Savino, docente dell’Università di Bari e direttore del Centro di ricerca Basile Caramia di Locorotondo; Franco Nigro, docente di Patologia vegetale presso l'Ateneo barese; Donato Boscia, responsabile della sede operativa dell’Istituto per la protezione sostenibile delle Piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice del Cnr e il collega Franco Valentini, dello Iam di Valenzano.

I nomi sono riportati nelle 58 pagine di decreto con cui i pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci hanno disposto il sequestro preventivo d’urgenza di tutte le piante di ulivo interessate dalle operazioni di rimozione dettate dal "Piano Silletti".

Per la procura non vi è prova dell'efficacia delle eradicazioni degli ulivi. Anzi l'essiccamento sarebbe aumentato. Al contrario ci sarebbe stato un concreto pericolo per la salute pubblica con l'uso massiccio di pesticidi, alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: si parla di una quantità pari a 573.465 chilogrammi su 2 milioni 237.792 chili utilizzati in tutta Italia.

Il decreto ripercorre l'intera vicenda a partire dai sintomi sugli ulivi, comparsi già tra il 2004 e il 2006 e poi nel 2008, e fa riferimento ai primi convegni italiani su Xylella, come quello dell’ottobre 2010 che si è tenuto allo Iam di Bari. All’inizio, però, le cause sono state attribuite solo alla lebbra dell’olivo, per la quale, tra il 2010 e il 2012, sono stati anche avviati campi sperimentali "per testare prodotti non autorizzati" per combattere la malattia. Un approfondimento investigativo è stato effettuato pure sulla "sperimentazione dei prodotti della (multinazionale, ndr) Monsanto". Sarebbe emerso che "due società interessate dalle sperimentazioni in campo in Salento (Monsanto e Basif) sono collegate tra loro da investimenti comuni, avendo la Monsanto acquisito sin dal 2008 la società Allelyx". Come fanno notare gli uomini del Corpo Forestale, nella loro informativa, la parola Allelyx non è altro che Xylella scritta al contrario.

Infine, le analisi, condotte su ulivi del Tarantino e del Barese che presentavano gli stessi sintomi delle piante salentine, hanno dato esito negativo. Questo per la procura prova che "la sintomatologia del grave disseccamento degli alberi di ulivo non è necessariamente associata alla presenza del batterio, così come d’altronde non è, ancora allo stato, dimostrato che sia il batterio, e solo il batterio, la causa del disseccamento".

"Stiamo operando in difesa del paesaggio" in "modo opposto a quello della Xyella", ha dichiarato il commissario straordinario Giuseppe Silletti, coinvolto nelle indagini.

"Se si guarda a Gallipoli quello che ha fatto la Xylella, che ha distrutto il paesaggio e tutti gli ulivi – ha sottolineato - si comprende che stiamo operando in modo semplicemente opposto. Così come stiamo cercando di fermare il batterio".

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