Yara, la moglie difende Bossetti: "Gli credo. Non è un assassino"

Marita Comi è stata sentita nuovamente dagli inquirenti, a cui ha confermato di credere all'innocenza del marito

La casa di Massimo Giuseppe Bossetti alla Botta di Mapello, con i sigilli del Ris
La casa di Massimo Giuseppe Bossetti alla Botta di Mapello, con i sigilli del Ris

Lo ha difeso finora e l'ha fatto anche ieri, durante un interrogatorio durato tre ore. Marita Comi, la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti continua a non credere che l'uomo, accusato per l'omicidio di Yara Gambirasio, possa essere davvero l'assassino della ragazza.

"Gli credo, mio marito non è un assassino, non è un pedofilo", ha detto ai carabinieri di Ponte San Pietro. A una settimana dal fermo, gli inquirenti l'hanno ascoltata nuovamente.

A ricostruire quanto ha detto il Corriere della Sera e Repubblica. La donna ha continuato a difendere il marito e aggiunto di non avere notato "nessuno sbalzo d'umore, nessun atteggiamento diverso dal solito" il 26 novembre 2010, giorno in cui venne uccisa Yara.

La Comi descrive un uomo abitudinario, con "un giro ristretto di amici", che usciva poco di casa. "Massimo faceva sempre le stesse cose - ha detto -, ma se tardava non ci facevo caso perché se aveva dei lavoretti extra rincasava anche alle 9 di sera".

Intanto, seocnodo quanto riporta Repubblica, Massimo Bossetti sarebbe stato minacciato nel carcere di

Gleno dove si trova in isolamento da una settimana. Gli altri detenuti lo avrebbero apostrofato con frasi come "Infame", "La pagherai" o "Ammazzati", come avrebbe confidato lo stesso Bossetti al cappellano della struttura.

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