L'obbligo vaccinale per gli over 50 stabilito ieri dal governo Draghi viene considerato una sconfitta dal Prof. Alberto Zangrillo, primario dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare del San Raffaele di Milano.
"Sconfitta per tutti"
Pochi minuti dopo l'approvazione delle nuove misure anti-Covid, il professore affida i pensieri al suo profilo Facebook. "Quando una misura di profilassi, supportata da solide evidenze scientifiche, viene prescritta dalla politica, perdono tutti tranne i conduttori di talk show e i figuranti della sanità televisiva", con l'hastag #obbligo a chiudere il post. Cosa vuole dire Zangrillo? Che si doveva arrivare a convincere gli scettici senza l'obbligo vaccinale in vigore fino al 15 giugno 2022 e che, se non ci si è riusciti, qualche responsabilità l'avranno anche i media e coloro che lui chiama "i figuranti della sanità televisiva", quindi tutta quella schiera di epidemiologi e virologi che affollano quotidianamente i salotti tv.
Quali sono i nuovi provvedimenti
La politica non doveva arrivare a questo punto: è questo il pensiero del primario. La pandemia si sarebbe dovuta arginare da tempo e diversamente invece di "correre", in extremis, a cercare di limitare i danni provocati dalla variante Omicron e da quella fetta di no vax presenti soprattutto nella fascia d'età tra 50 e 60 anni. Come abbiamo visto ieri, l'obbligo vaccinale vale per gli over 50 mentre il super green pass (vaccinati o guariti) è obbligatorio per tutti i lavoratori del settore pubblico e privato (sempre over 50). Invece, dal 1° febbraio al 31 marzo, per accedere a parrucchieri, centri estetici, studi professionali, banche e uffici pubblici basterà il green pass base, quello che si ottiene anche con il tampone, oltre che per vaccino o guarigione.
La polemica sui tamponi
Chi ha ragione? Forse lui, forse il governo o forse entrambi, rimane sempre l'opinione di un illustre medico e primario italiano che spesso divide l'opinione ma che senz'altro non ha peli sulla lingua e dice sempre ciò che pensa, indipendentemente dalle polemiche che può suscitare (e, per questo, molto apprezzato). Come abbiamo scritto sul Giornale.it, ha fatto notizia la foto-sfogo in auto nel giorno di Santo Stefano in cui Zangrillo ha fotografato le interminabili code fuori da una farmacia per richiedere un tampone. "200 metri di coda per alimentare le casse delle farmacie, il terrorismo giornalistico e certificare la morte del Paese": parole molto dure che non nascondono tutto il malessere accumulato per la gestione della pandemia.
Qualche giorno dopo, Zangrillo è tornato sull'argomento tamponi intervistato da Libero Quotidiano. "La corsa al tampone è grottesca, irrazionale e risponde al desiderio infantile di vedersi certificati sani in quel preciso momento", tuovava Zangrillo. Invece di avere questa "ansia", il primario consigliava di non uscire di casa se non si sta bene tornando "alle regole del buon senso che impongono cautela e prudenza. Il tampone può attendere".
Molto duro il giudizio anche il giudizio sui colleghi medici che auspicano tempi rapidi su diagnogni e terapia. "Spostare tutta l’attenzione sull’esito di un tampone è purtroppo il segno di un grave degrado deontologico e intellettuale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.