CreDa, una gastronomia a Milano

Un locale aperto da poco in via Orti da due chef, Crescenzo Morlando e Dario Pisani, che arrivano dal fine dining ma si mettono alla prova con una proposta più semplice. Piatti di ispirazione meridionale (polpette, pasta e patate con la provola, parmigiana di melanzane) da portare a casa o da consumare sul posto in un ambiente spartano ma elegante

CreDa, una gastronomia a Milano
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Le gastronomie sono luoghi dell’anima e della pancia, locali in cui trovare cibo semplice e pronto da consumare sul posto o da portare a casa e che rientrano nella mappa cittadina di ogni single, di ogni fuori sede, di ogni pigro o di ogni goloso. Un tipo particolare è il ristorante con gastronomia, che mixa le due proposte trasformando la consumazione sul posto da semplice opportunità in un’esperienza più complessa. A questa categoria appartiene certamente CreDa a Milano, aperta qualche tempo fa da due giovani chef, Crescenzo Morlando e Dario Pisano, entrambi appena sopra i trent’anni, che hanno unito i loro intenti e anche i loro nomi a coniare l’insegna. I due hanno esperienze in cucine di un certo livello (si sono conosciuti da Vòce di Aimo e Nadia in piazza della Scala, poi sono stati assieme ai fornelli della Cucina Italiana) ma in questo caso hanno rinunciato a ogni ambizione fine dining mettendosi alla prova in uno schema solo apparentemente più semplice.

CreDa Gastronomia Popolare (aggettivo un po’ troppo abusato a Milano, e che personalmente mi mette un po’ sul chi va là, nascondendo a volte format che popolari non lo sono affatto) si trova al numero 12 di via Orti, tra Porta Romana e Crocetta. Il locale è semplice ma non banale, ricorda una panetteria parigina e si sviluppa in due sale e per la bella stagione (che finalmente sembra essere arrivata) può contare anche su un déhors che porta i coperti a una quarantina. All’interno i tavoli sono di legno scuro oppure di marmo, con sedie differenti a creare un elegante caos.

La sala è dominata da un bancone vetrato che mostra i piatti disponibili. Tra le specialità già pronte, una focaccia che cambia ogni giorno, una torta alle verdure, mix di salumi e di formaggi, una buona parmigiana di melanzane (una porzione costa 9 euro), le polpette al ragù di nonna Maria (14 euro) che in poco tempo si sono guadagnate il rango di piatto “signature”, delle crespelle ripiene con carciofi spinosi di Albenga, gli gnocchi di patate della Sila alla sorrentina, il mussillo di baccalà alla mediterranea. Insomma, c’è molto Sud dell’Italia, come confermano anche i piatti cucinati espressi, nel mio caso lo Spaghettone 28 Pastai con aglio, olio, peperoncino e peperone crusco, ma ci sono anche proposte più nordiche come la Tartare di fassona piemontese con emulsione all’aceto balsamico De Nigris e tarallo al finocchietto e l’Uovo a 64° con verdure e scaglie di Parmigiano 24 mesi “vacche rosse”. Merita una spiegazione invece la Pasta e patate (Pasta mista 28 Pastai con patate della Sila e provola mantecata al basilico) proposta normale (13 euro) e con voto (18) a riprendere una tradizione napoletana di portare a tavola la pentola e di chiedere una grazia ai santi per qualche impresa. In questo caso c’è il plus dei ricci di mare.

Dolci della tradizione meridionale (c’è anche la Pastiera) mentre la cantina propone un pugno di referenze per ogni tipologia con ricarichi onesti e anche qualche proposta al bicchiere (che suggerisco però di allargare un po’).

CreDa è un posto casalingo, con una punta di ruffianeria che perdono perché alla fine prevale la sostanza. Ci sono molti posti a Milano che utilizzano piatti decorati da tinello anni Sessanta tutti differenti, che potrebbe essere una trovata scenica ma qui quello che vi viene messo dentro e lo spirito con cui questo avviene (ovvero la sostanza) è coerente con la forma.

I prezzi sono tutto sommato accettabili per una città come Milano che – non devo certo dirvelo io – ha visto impennarsi moltissimo lo scontrino medio. Il servizio è affettuoso e i due chef sono spesso presenti e prodighi di attenzioni.

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