Dario Princic, il re della macerazione

Viticoltore friulano, persegue a Oslavia una sua rigorosissima filosofia produttiva che riduce al minimo la chimica e ottiene dalle fermentazioni spontanee vini di grandissima precisione. Celebri particolarmente i suoi bianchi che fanno almeno 24 mesi sui lieviti indigeni in botte grande e mostrano notevole personalità

Dario Princic, il re della macerazione
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Dario Princic è un viticoltore a cui il Collio deve molto ed è meritatamente considerato un personaggio quasi mitologico nella sua regione, il Friuli-Venezia Giulia. Diventa coltivatore nel 1989 prendendo in eredità il lavoro del nonno e nel 1993 decide di imbottigliare in proprio il vino, costruendo una sua cantina, invece di vendere le sue uve come aveva fatto fino ad allora. E’ stato uno degli antesignani della qualità in questa terra aspra e appartata del Nord-Est italiano. Ha valorizzato alcuni vitigni bianchi tradizionali del Collio (Pinot grigio, Jakot, Ribolla Gialla) che vinifica in purezza ma con l’aggiunta di micro-quantità di vitigni alloctoni, seppur espressi tassativamente solo da cloni locali (Sauvignon, Pinot bianco, Chardonnay, Merlot, Cabernet). Seguendo l’esperienza degli amici Syanko Radikon e Josko Gravner e riprendendo le tradizioni dei nonni, ha preso fin dal 1999 (e quindi in epoche non sospette rispetto alle mode attuali) a macerare le uve a bacca bianca.

Dario Princic lavora undici ettari vitati su dei grandiosi terrazzamenti di marna e arenaria nel comune di Oslavia, nel cuore del Collio, a pochi chilometri dal confine sloveno. E in Slovenia Dario possiede anche piccole parcelle vitate. Dario ha come idea fissa il rispetto della terra e della materia prima. Per questo lavora esclusivamente con metodologie tradizionali, usa lieviti indigeni e non selezionati, non filtra, non fa aggiustamenti, usa zolfo e rame il meno possibile e i prodotti chimici di sintesi per nulla, e lascia lavorare il vino sulle fecce nobili per lungo tempo, cercando le fermentazioni spontanee senza timore di compromettere il prodotto, evitando anche in cantina additivi o moderne tecniche enologiche. Tutti i suoi vini riposano in grandi botti di legno per almeno ventiquattro mesi. Malgrado lo stile quasi anarchico i suoi vini hanno eleganza, struttura e soprattutto una incredibile precisione.

La produzione di Dario Princic è comprensibilmente limitata (circa 30mila bottiglie l’anno) e punta molto sui bianchi: tra i rossi produce soltanto un Merlot e un Cabernet Sauvignon in purezza e un uvaggio Rosso. Ma io oggi vi voglio raccontare i bianchi da me degustati. In particolare la Ribolla Gialla, un Venezia Giulia Igt che fa trenta mesi sui lieviti in botte grande e poi si assesta con tre mesi di bottiglia. Un vino giallo ambrato intenso, quasi un orange, con aromi in successione di spezie esotiche, albicocca candita, pietra focaia e in bocca eleganza, sottigliezza, salinità. Un vino che asseta mentre lo si beve.

Il Trebez (sempre un Venezia Giulia Igt) è uno dei pochi uvaggi realizzati da Dario Princic con uve Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignon, che fa 42 mesi di affinamento sui lieviti in botte grande. Un vino grandioso per personalità, dal colore ramato brillante, dal naso di albicocca passita, di foglie di tè, di idrocarburi, di arancia matura e in bocca è austero, vibrante, teso.

Ci sono poi il Pinot Grigio, lo Jakot da uve Friulano che macerano per trenta mese in botte grande e poi tre mesi in acciaio (al naso ginepro e camomilla, zenzero, frutta candita, in bocca salino, fresco, molto lungo) e l’uvaggio Bianco.

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