Dom Pérignon, due capolavori tra i capolavori

La leggendaria maison della Champagne ha presentato a Milano, nel drammatico scenario della sala dei sette palazzi celesti di Anselm Kiefer all’Hangar Bicocca, i due nuovi millesimati dichiarati, il Dom Pérignon Vintage 2015 e il Dom Pérignon Vintage 20o6 Plénitude 2. Due vini straordinari, degustati da soli e poi in abbinamento alla cena dello chef tristellato Niko Romito

Dom Pérignon, due capolavori tra i capolavori
00:00 00:00

Sette palazzi celesti e due Champagne celestiali per una serata indimenticabile. Quella che nella enorme sala dell’Hangar Bicocca che ospita la magnificenza dell’installazione site specific di Anselm Kiefer ha visto la presentazione dei due nuovi millesimati dichiarati da Dom Pérignon, maison leggendario della Champagne, il Dom Pérignon Vintage 2015 e il Dom Pérignon Vintage 20o6, che trova una nuova vita nella Plénitude 2. Due vini, soprattutto il secondo, che riaffermano il rapporto straordinario che la maison intrattiene con il tempo, vero e proprio “ingrediente” dei suoi prodotti che sono messi in commercio esclusivamente come espressione di una sola e unica annata. Non solo: l’equazione di Dom Pérignon prevede di creare diverse finestre temporali per la maturazione dei suoi vini nel contatto con i lieviti in modo da creare espressioni diverse e sempre nuove.

Il Dom Pérignon Vintage 2015 è stato il protagonista del “solo tasting” in cui gli invitati della maison – giornalisti, chef e sommelier italiani aderenti alla Dom Pérignon Society – hanno degustato lo Champagne in solitudine, ciascuno davanti a una postazione ai piedi di una delle torri potenti e sghembe, in un’attitudine che favorisce la concentrazione e il raccoglimento. Un modo per apprezzare i contrasti di un’annata difficile, che ha dato vita a una materia densa, quasi tattile, comunque precisa e complessa. Dopo è arrivato il Dom Pérignon Vintage 2006 Plénitude 2, che nella sua seconda vita è teso, salino, abbracciante, potente e generoso.

Alla serata era presente lo chef de cave della maison, Vincent Chaperon, che ha voluto raccontare la scelta di fare del tatto il filo rosso della serata, “perché se il tatto venisse a mancare, il gusto non potrebbe dispiegarsi nello spazio e nel tempo della degustazione, che rispecchiano lo spazio e il tempo dell’elaborazione del vino. E proprio la dimensione tattile è stato il terreno di ricerca dello chef Niko Romito, tre stelle Michelin al Reale di Castel di Sangro in Abruzzo, una delle teste più pensanti della scena gastronomica italiana. E’ stato lui, d’intesa con lo stesso Chaperon, a studiare il percorso di degustazione che ha costituito la cena per il centinaio di ospiti, riuniti in un lunghissimo tavolo lineare. Per la intensità del Vintage 2015 lo chef abruzzese ha pensato alle consistenze di Ostrica e cicoria, mentre gli straordinari gnocchetti di bieta e limone hanno contrastato degnamente la delicatezza del Vintage 2006 Plénitude 2. Al Dom Pérignon Rosé 2009 ha avuto il duplice compito di scortare il Cavolfiore gratinato e il piatto conclusivo, quel Gel di vitello, porcini, mandorle e tartufo nero che, come si capisce dall’elenco degli ingredienti, ha interpretato in modo dvvero irrituale il ruolo di dolce. Comunque un capolavoro.

“Quello tra Vincent Chaperon e Niko Romito – ha detto Carlo Vallarino Gancia, senior brand manager di Dom Pérignon in Italia. è un rapporto prima intellettuale che professionale, perché entrambi condividono una visione precisa dell’approccio al processo creativo. La loro affinità elettiva ha trovato piena espressione nel menù andato in scena il 19 febbraio, che ha testimoniato l’importanza che il tatto riveste non solo nell’ideale estetico della Maison, ma anche nel connettere in maniera autentica l’uomo e la natura, i due attori principali dell’alchimia di Dom Pérignon”.

Dom Pérignon ha mostrato ancora una volta la sua incessante ricerca dell’armonia come fonte di emozione e di spinta creativa, perseguibile attraverso valori estetici e sensoriali codificati che comprendono la precisione, l’intensità, la sensazione tattile, la mineralità, la complessità, la completezza e un modo distintivo di sostenere la nota. Il vincolo del processo creativo di Chaperon e dei suoi collaboratori è dato dall’annata, ciò che può spingere in casi estremi a non dichiarare il millesimo.

Naturalmente i vini Dom Pérignon sono è sempre il frutto di un assemblaggio, che è il fondamento del suo stile e che è guidato da principi che hanno sempre avuto la precedenza sulle tecniche di vinificazione e la loro evoluzione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica