![Da Occupy Wall Street al MeToo: tutti i limiti del social activism](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/05/1738767780-ilgiornale-2025020516023482.jpg?_=1738767780)
Può un post sui social far cadere un dittatore? Nel 2011 più di qualcuno pensò che quella fosse la nuova normalità. La scintilla era scoccata offline, quando un ambulante tunisino privato di tutto dalle autorità decise di immolarsi contro il regime di Ben Alì. Da quel momento in tutta la sponda sud del Mediterraneo si innescarono una serie di proteste contro regimi decennali alimentate dall’attivismo online.
Sembrava che il mondo fosse entrato in una nuova era, un’era in cui i social fossero il volano dei movimenti sociali. Gruppi di attivisti che si organizzano online, autoalimentano le proprie convinzioni sui social, e poi danno seguito marciando in piazza. Da allora moltissima acqua è passata sotto i ponti, e molto è cambiato.
Ma andiamo con ordine: cos’è l’attivismo digitale? Sotto l’etichetta di social activism c’è un vasto mondo. Si va dall’uso di piattaforme digitali e social per promuovere e organizzare cause sociali, politiche e culturali. Ma anche alla diffusione di informazioni e in generale il pressing su governi o aziende.
La scintilla: il caso delle primavere arabe
Nato all’inizio degli anni 2000 con il web 2.0, l’attivismo social ha visto un’impennata con le proteste nei paesi del Maghreb dove social come Facebook e Twitter hanno giocato un ruolo importante per organizzare proteste di piazza e superare i controlli delle forze di sicurezza. In alcuni Paesi come Tunisia ed Egitto le proteste hanno portato a un cambio di regime, mentre in altri casi come Libia, Siria e Yemen i paesi sono precipitati nel caos.
Brevi ma intensi: i casi di Occupy Wall Street e BLM
I casi forse più interessanti di prime prove di azione collettiva dopo l’attivismo social sono arrivate dagli Stati Uniti. Sempre nel 2011 un gruppo della sinistra americana si è coagulato sotto le insegne di Occupy Wall Street, un movimento nato nel cuore finanziario di New York che protestava contro disuguaglianze e strapotere finanziario esplosi dopo la crisi del 2008.
I limiti
Quello di Occupy Wall Street è esempio interessante di quello che è venuto dopo perché mostra molti dei limiti dell’attivismo digitale. Quel movimento, complice una copertura mediatica molto forte e fiammate social, ha goduto di notorietà globale molto ampia, ma si è esaurito in un tempo brevissimo. Tanto che si è spento già alla fine di quell’anno.
Dopo quel movimento nel corso degli ultimi dieci anni ne sono sorti altri, come Black Lives Matter nel 2013 che poi ha avuto una nuova fiammata nel 2020 con la morte di George Floyd,. il MeToo nel 2017 e i vari movimenti legati al clima come i Friday For Future. Più o meno tutti hanno mostrato gli stessi limiti: assenza di una leadership riconoscibile, frammentazione del movimento, difficoltà nel mantenere costante l’attenzione nel lungo periodo.
Ma il Social activism soffre anche di altri problemi legati in particolare alle piattaforme. La “viralità” rimane controllata sempre di più agli algoritmi e quindi il messaggio degli attivisti si trova a navigare tra censura, fake news e metriche gonfiate da account finiti e bot.
La bolla: il rischi di restare online
Dopo quasi un ventennio dalla nascita l’attivismo social sembra essersi stabilizzato e soprattutto essersi diviso di tanti rivoli. I social si sono moltiplicati e sono molti: Facebook, Instagram, Thereds, TikTok, X, Discord, Twitch, persino YouTube e quindi i pubblici si sono divisi tra le varie piattaforme, rendendo le proteste e le azioni più frammentate.
Non solo. In moltissimi casi l’attivismo si è concentrato su fenomeni specifici, ma soprattutto si è cristallizzato in forme di partecipazione limitata.
L’iper diffusione dei social ha creato una sorta di movimento parallelo, il clicktivism, che nei fatti ha ridotto la partecipazione fisica creando la sensazione che per partecipare ai movimenti bastino solo “like” o post indignato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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