La scuola pubblica, il veicolo principale per l'educazione e la trasmissione dei valori, perde credibilità, poiché molti educatori hanno abbandonato la pedagogia tradizionale a favore dell'indottrinamento. Molte famiglie hanno cercato delle alternative, trasferendosi altrove, iscrivendosi a scuole private o affidandosi a programmi di istruzione parentale. Queste famiglie hanno fatto propria una lezione fondamentale: l'istruzione non può essere neutrale; deve essere improntata verso un insieme di principi. L'unica domanda è quali principi.
Ho parlato con parecchi genitori soprattutto quelli che vivono nelle grandi città i quali si lamentano dell'inevitabilità di queste ideologie. Non hanno torto. Il linguaggio e gli assunti della sinistra accademica sono sempre più quelli delle istituzioni americane e, aiutati dalle aziende tecnologiche e dalle relative risorse umane, favoriscono l'ortodossia informale della società civile. Opporsi a movimenti come il #MeToo, il BLM, il transgenderismo e qualsiasi altra cosa sia la prossima, ha un prezzo istantaneo e serissimo che può in un certo senso mummificare persone altrimenti sicure di sé. Ho cercato di costruire una vita in cui potessi parlare liberamente e, dopo aver messo su famiglia, in cui i miei figli si abituassero a principi più solidi di quelli offerti dal sistema attuale. Anche a prezzo di sacrifici.
Io e mia moglie abbiamo lasciato Seattle quando la situazione è diventata insostenibile. Abbiamo a che fare con continui problemi di sicurezza. Quando cresceranno, i miei figli dovranno fare i conti con la realtà di avere un padre coinvolto nella polemica politica. Questo non vuol dire che si possa sfuggire ai problemi culturali dell'America ritirandosi dalle città.
Nella nostra cittadina, 10mila abitanti, uno studente del liceo è morto di recente per un'overdose accidentale di fentanyl. Un amico che insegna in una scuola media lì mi ha detto che un terzo delle sue studentesse si identifica come «trans», «queer» e «non-binary», cosa che gli viene richiesto di «affermare» e tenere nascosta ai genitori. Le sottoculture giovanili hanno sempre sfidato la norma. Questo è salutare per i giovani e, in proporzione, per la società. Il problema, tuttavia, è che oggi le ideologie anticonformiste non sono relegate alle sottoculture, ma sono diventate la cultura dominante. Queste ideologie sono intrinsecamente pericolose, sono basate sulla negazione, sulla critica, sulla decostruzione, e i loro sostenitori non sono vincolati da un corrispondente senso di responsabilità. Inoltre, non scaturiscono dalla nascita di adolescenti irrequieti, ma dalla testa di adulti politicamente motivati, che cercano di imporre queste ideologie ai figli degli altri da posizioni di autorità.
La nuova generazione di bambini americani è la più ansiosa, depressa e asociale che si ricordi. Le strutture e le tradizioni che una volta tracciavano la strada giusta insegnavano la disciplina sono state criticate in quanto «razziste» e «sessiste» e sono state soppiantate dalle richieste di «giustizia sociale».
Riflettendoci, sono convinto che il nostro compito come genitori sia quello di creare un mondo in miniatura per i nostri figli.
Non per proteggerli dal mondo esterno, ma per prepararli a esso. Cerchiamo di plasmare, al meglio delle nostre capacità, un ideale, sapendo che non potrà essere sostenuto per sempre.*Questo articolo è stato pubblicato sul City Journal
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