Paura, Covid, amore: la verità di Dario Argento

Coronavirus, Draghi, restrizioni, vaccini obbligatori, stato di salute del cinema e della cultura. Il maestro del brivido si racconta

Dario Argento
Dario Argento

La paura di ammalarsi e di morire è diventata preponderante, ma è cambiato anche il concetto di arte per i giovani. La chiusura dei musei e dei teatri per Dario Argento avrà effetti sulle nuove generazioni. Il cinema italiano, intanto, è stato superato da quello francese. Il maestro del brivido, però, ha fiducia nel governo Draghi, che a suo parere, dovrebbe restare al proprio posto e nei vaccini, per cui chiede addirittura l’obbligatorietà.

Qualche giorno fa è scomparsa un’icona del cinema nazionale come Wertmuller. Che ricordo ha di lei?

"Davvero, non la conoscevo bene. Penso di averla vista un paio di volte nella vita. Ho visto e apprezzato, però, i suoi film".

Chi sono i registi con cui ha instaurato un’amicizia di quelle che da definire vere?

"In Italia sicuramente con Pupi Avati, con cui da tantissimo tempo siamo amici, Luigi Cozzi, con cui ho un’amicizia profonda. All’estero, poi, ci sono delle persone con cui ho instaurato un rapporto speciale. Tra gli americani, ad esempio, ce ne sono diversi. C’è, poi, Guillermo del Toro, mezzo americano e mezzo messicano, che mi segnato".

Cosa è cambiato nel cinema italiano di oggi rispetto a quello di una volta?

"Stiamo vivendo, purtroppo, un momento non facile per il cinema italiano. È difficile fare i film e trovare capitali per farli perché c’è questa crisi legata al Covid. Tanti sono i lavori che si iniziano e poi si devono interrompere. Anche il mio ultimo film a un certo punto è stato interrotto perché c’era una persona affetta da coronavirus e poi abbiamo ricominciato".

Nonostante ciò, però, lei non si è mai fermato?

"Io ho fatto due film. Il primo a Parigi. Sono stato, infatti, attore nel nuovo film di Gaspar Noè. Subito dopo ho cominciato a lavorare col mio, che non ho ancora finito. Diciamo, quindi, che sono stato impegnato tutto l’anno, precisamente dal mese di febbraio sino a ora senza alcuna interruzione".

Considerando la sua conoscenza per il cinema francese, i cugini ci hanno superato nello scoprire talenti?

"In questo momento, è un dato di fatto: fanno un cinema migliore. Hanno più possibilità. Il governo li finanzia di più. Devo dire, poi, la verità, i loro prodotti sono molto interessanti. Nelle commedie, ad esempio, sono maestri indiscussi. Diciamo che vivono un periodo di grande forma. Il cinema francese in questo momento è il migliore in Europa".

Tra i registi emergenti italiani e soprattutto tra gli attori ha un suo preferito?

"Ci sono attori bravi che apprezzo. Detto, in modo franco, però, non credo di avere un preferito. Stesso discorso vale per i registi".

Al centro del cinema di Dario Argento c’è sempre stata la paura. Ha mai pensato a un film su quella per il Covid?

"Non faccio film realistici, sulle storie vere, sulla realtà. I miei lavori nascono tutti dalla fantasia. Non ho pensato, pertanto, a portare in sala il Covid. Non mi è mai passato neanche per la mente".

Possiamo dire, comunque, che il senso della paura tra la gente è cambiato?

"Certo. È un qualcosa che si sa. La paura oggi di ammalarsi, di morire è molto più diffusa rispetto a prima della pandemia, probabilmente è la principale. Questa è la realtà che stiamo vivendo adesso. È un fenomeno omogeneo in tutto il pianeta. Non esistono differenze tra Paesi e popoli. Stiamo vivendo un momento difficile e spero che ne usciremo presto".

Nella sua vita, la famiglia ha sempre svolto un ruolo centrale. Quanto sono state importanti le sue figlie durante i vari lockdown?

"Durante i lockdown, purtroppo, siamo stati separati perché ognuno ha la sua famiglia. Ci siamo, quindi, frequentati poco, pur sentendoci tutti i giorni. Abbiamo, infatti, sempre rispettato le regole. Posso dire di aver vissuto da recluso, un po' come tutti. Mi sono occupato, poi, dei film e quindi sono dovuto stare fuori molto tempo. Ci si vede, quindi, con le mie figlie, ma certamente non con la stessa facilità di prima".

Cosa ne pensa degli attuali provvedimenti per frenare l’avanzata della pandemia?

"Sono importantissimi. Senza questi saremmo distrutti davvero. Spero, quindi, che vengano rispettati, specialmente dalla popolazione e che tutto possa cambiare anche per via delle restrizioni. Addirittura sono favorevole all’obbligatorietà del vaccino perché è l’unica arma che abbiamo per combattere questo nuovo nemico".

Che idea ha del governo Draghi?

"Il presidente del Consiglio è una persona eccezionale, di grande valore, stimata in tutto il mondo. Non è un caso che l’Economist lo consideri uno dei migliori governanti nel pianeta. Sento apprezzamenti nei suoi confronti dappertutto. Spero, quindi, che continui a fare il suo lavoro e vada avanti in questo modo".

Per concludere il suo più grande amore, come ha più volte dichiarato, è stato l’arte. Che idea hanno oggi i giovani del concetto e come è cambiato dopo la pandemia?

"Col Covid è cambiato perché si è andato poco

nei musei, si sono frequentati poco i teatri e soprattutto si è andato poco a scuola. Si è poco diffusa la cultura. Sui giovani, quindi, tutto ciò ha e avrà un effetto. Possiamo sperare, pertanto, che tutto passi presto".

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