E' finalmente nei cinema "L'ufficiale e la spia", il nuovo film di Roman Polanski.
La presenza del titolo allo scorso Festival di Venezia ha generato polemiche in virtù delle accuse di stupro risalenti a circa quarant'anni fa che ancora pesano sul regista, ma fortunatamente il valore intrinseco dell'opera non ne è stato offuscato ed è stato anzi riconosciuto meritevole del Gran Premio della Giuria.
Il film, basato sul romanzo di Robert Harris, scrittore da cui Polanski aveva già attinto per realizzare "L’uomo nell’ombra", ha un impianto classico e, pur vantando una magnificente e particolareggiatissima ricostruzione d'epoca, presenta una struttura narrativa più simile a un thriller politico che a una pellicola storica.
Siamo nel 1895. Accusato di spionaggio per conto della Germania, il Capitano Alfred Dreyfus (Louis Garrel), militare di origine ebraica, viene condannato ad abbandonare l’esercito ed esiliato a vita sull’Isola del Diavolo. George Picquart (Jean Dujardin), neo-capo del controspionaggio, resosi conto che il flusso di informazioni ai tedeschi dopo l’arresto di Dreyfus non si è fermato, si convince dell'innocenza dell'uomo. Grazie a lui il processo sarà riaperto.
Lo scabroso Affare Dreyfus non solo portò la Francia sull’orlo di una guerra civile ma fu uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, il primo ad avere risonanza mediatica e a dividere l’opinione pubblica.
"L'ufficiale e la spia" si concentra sui fatti, senza dare corda a inutili virtuosismi registici, e assume come prospettiva narrante quella di Piquart. Quest'uomo, forte di un sacro senso dell'onore e dell'imperturbabilità tipica degli spiriti nobili, si fece garante di principi inviolabili. Il modo stoico in cui dette battaglia all'omertà delle istituzioni, a costo di compromettere il proprio interesse, lo rende una figura esemplare ancora oggi. Accusato di servire un sindacato ebreo e di aver falsificato delle prove, fu disposto a perdere tutto e a rischiare la vita pur di fare giustizia. I valori imperituri pronunciati con solennità da Picquart sono gli stessi di cui c'è bisogno in tempi come i nostri, caratterizzati da fake news oltre che da un certo imputridimento morale e da diffusa indifferenza. In ogni epoca, del resto, i poteri forti, spinti dalla propria autoconservazione, sembrano imbastire inganni, pretendere cieca obbedienza e guardarsi bene dall'ammettere i propri errori.
Ricostruzione superba e verosimiglianza maniacale caratterizzano nel film sia le scenografie che le sonorità: "L'ufficiale e la spia" è fatto di rumori di passi e frammenti di
lettere, grandi archivi militari e piccoli scorci alla Monet.Per quanto controverso sul versante privato, quel geniale Maestro di cinema che è Polanski regala ancora opere d'altissimo livello, poderosi esempi di vero cinema.
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