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Se diventa razzista "Mercoledì"

Avevamo già parlato in questa rubrica della serie prodotta da Tim Burton per Netflix come spin off di un grande classico, la saga degli Addams: Mercoledì

Se diventa razzista "Mercoledì"

Avevamo già parlato in questa rubrica della serie prodotta da Tim Burton per Netflix come spin off di un grande classico, la saga degli Addams: Mercoledì. Lo avevamo fatto dicendo che nonostante la serie giocasse proprio, come del resto le stagioni originali degli anni Sessanta, sul rispetto e sul fascino della diversità e sul diritto di essere un po' mostri, Tim Burton ne aveva approfittato anche per portare avanti all'interno delle puntate una critica ben chiara agli eccessi e alle follie del politicamente corretto che a volte cancellano la Storia. Rifiutandosi per altro di piegare la serie a tutti i dettami dell'ideologia woke. Ovviamente è andata come doveva andare.

La serie ha avuto un enorme successo ma in rete non sono mancate le critiche a partire da un presunto razzismo. Il nodo della questione? La critica principale è che alcuni tra i personaggi negativi della serie sono interpretati da attori di colore: Tommie Earl Jenkins, Joy Sunday e Iman Marson. Insomma non sono vittime e non sono buoni o assolutamente buoni, come imporrebbe la «bibbia» della correttezza politica. Anzi in alcuni casi sono addirittura prepotenti o corrotti o si comportano da bulli.

Senza rovinare la visione della serie vediamo di capire la situazione. Abbiamo un sindaco di colore della cittadina di Jerico che interviene a insabbiare delle indagini o che vuole lucrare su un parco a tema, il figlio del medesimo che compie atti di bullismo, ma nel tentativo di proteggere il padre, verso gli studenti della scuola di «mostri» dove studia Mercoledì Addams e una studentessa di colore che è anche una sirena dotata di grande fascino e di potere e che essendo una teenager usa i suoi doni non sempre in modo commendevole... Un vero affronto. Peccato che nella serie ci siano personaggi bianchi che si trasformano in creature sanguinarie, che risorgono dalla morte per fare stragi o ingannano crudelmente giovani studenti. Insomma in una serie giocata con grande ironia, dove l'idea guida è proprio non è buono chi sembra buono, non si è buoni per forza, c'è un diritto fondamentale a essere diversi dagli altri qualcuno insiste a cercare di pesare tutto con un bilancino che stride con qualunque senso della realtà o della libertà artistica.

Non basta essere libertari come Tim Burton per sfuggire ai nuovi censori, bisogna produrre solo

melassa per riuscirci. Un paradosso di cui Burton aveva parlato proprio alla festa del Cinema di Roma: «Non si può più dire nulla. Credo sia una situazione opprimente per tutti». Anche per la povera Mercoledì e i suoi amici.

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