I veri mostri? I ciarlatani della scrittura

Edgar Allan Poe fa a pezzi (nel 1846) l'intellighentia dei suoi tempi. Ma sembra che parli dell'Italia di oggi

I veri mostri? I ciarlatani della scrittura

Tutta la produzione di Edgar Allan Poe, con l'eccezione di pochi volumi di versi, fu pubblicata sui giornali. Narratore, saggista, poeta e soprattutto giornalista, l'inquieto e inquietante scrittore di Boston diresse diverse testate (come il Graham's Magazine e The Broadway Journal) e collaborò con molti fogli e riviste, anche con articoli ferocemente polemici. Insomma, il mondo dei salotti culturali lo conosceva molto, molto bene. Lo frequentò, lo raccontò e lo fustigò.

Proprio per un popolare femminile americano, «la regina dei mensili», il Godey's Lady's Book, Edgar Allan Poe, attorno al 1846, quando viveva in un cottage nel Bronx, scrisse una fulminante serie di ritratti dei «Literati» del suo tempo: un abbozzo di storia letteraria americana che ora per la prima volta viene tradotta e raccolta in volume in Italia da Bompiani col titolo I Literati di New York City, a cura di Giovanni Puglisi (che nel 2009 ne fece una piccola edizione fuori commercio dell'Università IULM). Sono biografie critiche, anche molto brevi, di una quarantina di scrittori che andavano per la maggiore nell'America del primo '800 e che contrariamente al loro biografo sono finiti impietosamente nell'oblio. Non di rado uccisi con battute micidiali. Come Giulian C.

Verplanck: «La sua reputazione letteraria deriva non tanto da ciò che ha fatto, quanto da ciò che ha lasciato intendere d'essere capace di fare». O Ann S. Stephens: «Le sue frasi sono troppe lunghe: ne dimentichiamo l'inizio prima di essere giunti alla fine».

Storia letteraria dei letterati senza storia, I Literati di New York City ci dimostra che, a duecento anni dalla nascita di Poe, nulla è cambiato. Presentata come una selezione di autori suoi contemporanei (uomini e donne, tutti conosciuti di persona), con l'intenzione di «esprimere pure e semplici opinioni, senza troppe argomentazioni o dettagli», in realtà la serie di «medaglioni» costituisce un agghiacciante racconto dell'intellighenzia neworkese (e americana in genere), dominata da ciarlatani, trafficoni e adulatori.

Dove dominano gli scambi di favore tra giornalisti e scrittori, cioè tra recensiti e recensori, dove tutti parlano benissimo di tutti in pubblico, e tutti stroncano tutti in privato, dove gli scrittori più «popolari» sono degli scribacchini mentre i pochi talentuosi sono emarginati, dove la maggioranza dei libri pubblicati è fuffa e gli editori «sbattono in faccia ai lettori libri di nessun valore». Ieri come oggi, appunto.

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