Aeronautica in festa per il pilota «superveterano» che compie 102 anni

Per il generale Genta, entrato in Accademia nel 1931, ricevimento con i vertici dell'arma azzurra. Lucidissimo, l'anziano ufficiale ha raccontato i momenti salienti della sua carriera iniziata nel decennio d'oro della nostra aviazione: dai decolli con catapulta dalle navi alla medaglia d'argento meritata sul campo nel 1942

Quando si dice la veneranda età: 102 anni. Sono quelli che sabato 2 novembre compirà il generale di squadra aerea Oreste Genta, ospite oggi a Palazzo Aeronautica del Capo di Stato Maggiore della forza armata, il generale di squadra aerea Pasquale Preziosa. Durante l'incontro l'anziano ufficiale ha ripercorso, con dovizia di particolari, la sua lunga carriera di pilota dell'Aeronautica militare, l'arma azzurra. Egli rappresenta oggi l'unico superstite del corso «Leone», iniziato nell'ormai lontano 1931, quando Genta fu ammesso alla Regia Accademia Aeronautica che all'epoca aveva sede nella reggia vanvitelliana di Caserta. Proprio quell'anno, che inaugurava il decennio d'oro dell'aviazione militare italiana e della nostra industria aeronautica, Italo Balbo concluse con successo la prima grande trasvolata atlantica giungendo a Rio de Janeiro con la sua flotta di idrovolanti S55. Record di velocità, di altezza, di volo senza scalo, di volo rovescio: nei ruggenti anni Trenta l'Aeronautica italiana conquistò più di cento primati. E nel 1939, alla vigilia dell'entrata in guerra, l'Italia deteneva 33 degli 84 primati contemplati dalla Federazione aeronautica internazionale.
Tornando a Genta, l'ufficiale ha trascorso l'intera vita operativa nella Ricognizione marittima lontana (Rml), in supporto alle unità navali e assumendo il comando di alcune unità che ancora oggi sono parte attiva del 15^ stormo dell'Aeronautica militare, come la 141^ e la 142^ squadriglia e l'82^ Gruppo (oggi 82^ Centro Combat Search And Rescue).
Parlando della cooperazione tra Aeronautica e Marina, tema sempre d'attualità, il generale Genta ha ricordato con piacere di aver prestato servizio sul velivolo Ro.43 per quasi sette anni, imbarcato sulle navi Pola, Diaz, Duca degli Abruzzi e Trieste, velivolo con il quale decollava dalle navi su cui era imbarcato con la procedura del «lancio della catapulta», vale a dire la modalità con cui l'aereo veniva di fatto «lanciato» dal ponte della nave.
Oggi l'unico esemplare di Ro.43 rimasto al mondo, dopo due anni di lavori di restauro, è esposto al Museo storico dell'Aeronautica militare di Vigna di Valle (Roma).
Il generale Genta ha volato inoltre sull'idrovolante Cant Z.501, il mitico Gabbiano», soprannominato anche «Mammajut». Dopo una missione svolta su un esemplare di tale velivolo il 28 aprile 1942 si meritò, insieme agli quattro altri membri del suo equipaggio, la medaglia d'argento al valor militare sul campo.

Quel giorno, infatti, durante un volo di scorta navale nel Golfo della Sirte, il suo idrovolante fu attaccato da tre Bristol Blenheim inglesi, ma nonostante i numerosi danni al velivolo e le gravi ferite subite da alcuni componenti dell'equipaggio, l'allora capitano Genta riuscì con freddezza e perizia a rientrare alla base.

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