Un padre e un figlio. Due vite che si intrecciano in un tempo quasi sospeso. Esistenze speculari, accomunate da un legame di sangue e da una fragilità di fondo difficile da dissimulare. Sandro Pagliarani e suo padre Nando sono al centro di un racconto intimista ed essenziale, fatto di silenzi e di dialoghi che toccano corde emotive profonde. In Avere tutto, il suo più recente romanzo edito da Einaudi, Marco Missiroli è riuscito a scavare nelle pieghe di un vissuto traboccante di ordinaria umanità e di empatia. Nella sua Rimini, dove "i gabbiani non urlano mai, in nessuna stagione dell'anno", l'autore romagnolo ha ambientato una storia intrisa di chiaroscuri. Di immagini vivide, descritte con rapide ma decise pennellate, e di ricordi che riaffiorano d’improvviso, in un gioco di corrispondenze e di contrasti.
Marco Missiroli, il nuovo romanzo
Tutto inizia con Sandro, un copywriter di belle speranze, che da Milano torna in riviera per il compleanno del padre Nando, ora rimasto solo dopo la morte della moglie. Pagina dopo pagina, tra genitore e figlio si instaura una quotidianità in cui le parole non dette e le abitudini prevedibili dell'altro diventano la colonna portante di un inedito lessico famigliare. La vita scorre – qualche partita a carte, i pranzi condivisi, una visita al cimitero, un'occhiata all’orto – e in essa si insinua anche il dolore: Sandro dovrà prendersi cura del padre malato, al quale restano pochi mesi di vita. La salute sempre più cagionevole di quest'ultimo e le sue sofferenze entrano inesorabili nel racconto. Le note malinconiche e le tensioni narrative avvinghiano il lettore a una vicenda in apparenza piuttosto semplice, che già dal principio contiene però molteplici sfumature. Le descrizioni particolareggiate e i dialoghi serrati, quasi rap nel ritmo, conferiscono intensità. La scrittura, che procede fluida per immagini, ha stilemi da serie tv.
I vizi inconfessati
"Dove vorresti essere con un milione di euro in più e parecchi anni in meno?", domanda più volte Sandro al padre, agli amici, alla fidanzata Bibi, a se stesso. E l'interrogativo ha un involontario effetto catartico. Esso infatti sprigiona desideri, evoca e in parte esorcizza certe paure, fa riaffiorare i vizi inconfessati che incatenano i protagonisti: quello del ballo per Nando, il "Pasadèl" dei dancing romagnoli, quello assai più pericoloso della ludopatia per Sandro, incallito giocatore che per il poker ha perso soldi, opportunità, amori. Tutta colpa di quella sua ossessione, di quell’impulso indomabile sempre in agguato: "la vita non è avere di più, è rischiare per avere tutto".
Il male di vivere di una generazione
"Avere tutto", appunto. Rischiare tutto e puntare all'all in: nella vita, nei sentimenti, nel vizio, nei progetti per il futuro. La brama a volte prevale, forse come reazione muscolare al desiderio di percepirsi vivi. Ma poi, alla fine, che resta? Lo smarrimento, la percezione della precarietà, il timore di "non farcela", l'incertezza su quel che sarà. La malinconia che si insinua. In questo senso, Missiroli descrive indirettamente il male di vivere di un'intera generazione. Ma tra le pagine spunta anche un inaspettato senso di protezione dato da certi luoghi e da certe persone, viventi e non. "Amaracmànd, Sandrin…", mi raccomando. Nel suo percorso, la vita offre sempre rinascite e occasioni di affrontare le proprie fragilità con un nuovo un giro di ballo. Era accaduto al "Pasadel" Nando con sua moglie, quella sera alla Baia del Gran Galà. Succederà anche a Sandro.
Dopo "Atti osceni in luogo privato" (Feltrinelli) e "Fedeltà" (Einaudi), premio Strega giovani
2019, Marco Missiroli firma ora una storia piccola e - a una lettura superficiale - di corto raggio, capace però di intercettare sprazzi di quotidiano, sensazioni e pensieri che appartengono alla comune esperienza umana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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