Cambiare si può, anzi si deve, perché ogni giorno è importante ricordare di essere felici. Queste bellissime parole cariche di positività, sono solo un concentrato, una goccia di benessere del libro: Funziona solo se brilli (Minerva Edizioni), di Chiara Franchi. Una vera e propria guida al cambiamento della nostra vita, dove concretamente si può toccare con mano le meraviglie che possiamo fare su noi stessi, se decidiamo appunto di brillare e non di trarre la luce dagli altri, come invece spesso accade. Un concetto, leggendo il libro, molto più facile da applicare che da spiegare, che l’autrice, che abbiamo incontrato in un caldissimo pomeriggio estivo, ha messo in pratica nella sua vita, rivoluzionandola, abbandonando strade privilegiate che non le regalavano piacere, e intraprendendo nuove vie dove ogni giorno è un giorno speciale. Il successo di questo libro è stato strabiliante, soprattutto perché come dicevamo, non si limita a parlare del cambiamento che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha anelato, ma lo attua concretamente. Ed è proprio l’autrice a spiegarlo, a raccontare da dove è nata questa idea e a spiegare che rotta ha preso sia la sua vita, ma anche quella di centinaia di lettori che ogni giorno le scrivono per ringraziarla.
L’idea che ho avuto leggendo il suo libro, Funziona solo se brilli, è la sua necessità di divulgare il segreto, se così possiamo definirlo, per raggiungere la felicità. Un cammino a cui lei stessa, come racconta, è approdata per caso e che ha voluto condividere con tutti.
“È verissimo ed è successo con il mio incontro con Paolo Borzacchiello (tra i massimi esperti di intelligenza linguistica applicata al business. Da oltre quindici anni si occupa di studio e divulgazione di tutto ciò che riguarda le interazioni umane e in particolare modo il linguaggio ndr). Una mattina durante un pranzo di lavoro lui mi ha detto: “Chiara tu devi scrivere un libro”. Questa frase mi ha colto di sorpresa, nella vita mi ero occupata di altro non avevo mai scritto a livello professionale, ma lui ha insistito: “Devi scriverlo perché la tua visione del mondo, il tuo modo di vivere le cose anche quelle più complesse, deve illuminare il mondo”. È iniziato tutto da lì. Paolo mi ha accompagnato in questo percorso pazzesco, attraverso il quale sono cresciuta moltissimo. È stata quasi una catarsi, dove ho avuto il coraggio di dire cose che pubblicamente non avrei mai detto. Dichiarare le mie debolezze e pezzi del mio passato che avevo nascosto per tanti anni. Ho lavorato per molto tempo nel mondo della moda, che è estremamente severo e selettivo, e c’era questa parte di me che avevo celato. Invece, durante la scrittura, mi sono proprio liberata. Ho avuto la fortuna di acquisire strumenti che mi hanno dato la possibilità di vivere meglio, nonostante, inutile negarlo, la vita è spesso difficile e complicata. Però imparare ad usare determinate tecniche che racconto nel libro, mi ha permesso davvero di dare un taglio completamente diverso alla mia esistenza. Per questo mi sono poi sentita di aiutare e condividere questi strumenti con gli altri”.
Che cos’ è che funziona soltanto se brilla?
“È il principio del libro e significa che, se noi aspettiamo che qualcosa di mistico arrivi a cambiarci la vita dall’esterno, cadiamo in una trappola che non ci porterà mai da nessuna parte. Il processo è proprio il contrario, ovvero cominciare a fare cose che ci facciano sentire bene, a prescindere da quello che ci accade intorno. Per farlo ci sono molti modi che ho spiegato e che nel libro formano un percorso che ci aiuta a stare bene a partire da noi stessi. È importante ricordare che siamo noi il motore della nostra felicità, della nostra luce e del modo in cui stiamo vivendo. Quello che ho scritto aiuta proprio a trovare questi strumenti e ad usarli. Il problema più grande infatti è l’inconsapevolezza, perché la maggior parte delle volte non sappiamo proprio da dove cominciare. Ho iniziato dal capitolo delle parole, in cui parlo proprio con Paolo Borzacchiello. La maggior parte delle persone si intossica con frasi non buone, e per tutta la giornata continua ad andare avanti a pronunciarle facendosi del male, e diventando poi le parole (negative) che pronunciano. Questa non è magia ma proprio neuroscienza e ci sono migliaia di libri sull’argomento. Come primo step, bisogna iniziare a fare pulizia del linguaggio, per poter andare avanti e sentirsi proprio fisicamente meglio”.
Parliamo di aiuti concreti?
“Esatto. Il bello di questo libro è che non ti dice cose teoriche tipo: 'Svegliarti e sorridi', ma ti dà strumenti precisi. Per fare un esempio, c’è la parte in cui ho intervistato Simone Tempia (autore del libro Vita con Lloyd, ndr.) per parlare degli amici, che sono uno dei temi cardini della vita. Molto spesso le persone per paura di rimanere sole, si circondano di gente senza rendersi conto che molte di queste sono tossiche, e non fanno altro che peggiorare la nostra situazione. Per questo dico che meno è meglio. Non è una cosa semplice e automatica, per fare questo passaggio bisogna prima imparare a rimanere da soli. Io ad esempio non lo sapevo fare, e mi sono obbligata. Le prime volte è stato durissimo perché sentivo proprio la necessità di chiamare qualcuno e uscire. Il mio matrimonio è durato nove anni e quando mio figlio era con il papà io, non ho timore a dirlo, mi sentivo persa e la tentazione di chiamare qualcuno era molto forte. Però se si scappa non si risolve”.
Come si fa a riconoscere le persone che per noi sono tossiche?
“Nel momento in cui si impara a stare da soli, lo step successivo è scegliere solo le persone che sono allineate a noi e che ci fanno stare bene. Non bisogna per forza uscire con chiunque. Questa cosa si lega anche alla questione dei sentimenti e dell’amore, che è un po’ il motore della vita di tutti noi. C’è un capitolo in cui ho intervistato Paolo Stella (attore, consulente e influencer ndr) e con cui ho condiviso il pensiero che: 'l’amore impreziosisce un pieno, non va a riempire un vuoto'. Quando comprendi questo passaggio, ti rendi conto che solo quando stai bene a prescindere, sei pronto ad aprirti agli altri”.
Diciamo che spesso ci si accontenta di un’amicizia o di un amore?
“La parola corretta è proprio accontentarsi, che nel lungo periodo porta grande infelicità. Ci vuole la pazienza di aspettare il momento, perché nessuna cosa può essere forzata. Ogni volta che ci proviamo, portiamo a casa un risultato che non ci soddisfa”.
Vorrei tornare sul concetto di cui parlava prima, quello di saper parlare bene, che non significa saper parlare correttamente.
“Esatto, bisogna usare parole buone anche quando le situazioni non sono belle. Ci sono ad esempio parole che io non userò mai più, perché ora il mio cervello è abituato a parlare correttamente”.
Può fare degli esempi concreti?
“Ci sono parole che andrebbero proprio eliminate. Dire ad esempio: “Sono bloccata”, nella testa viene percepito proprio in quel modo. Oppure: “Sono spenta, non ho le idee chiare, sono sottoterra”. Sono parole che comunque vanno ad acuire una situazione che magari è solo passeggera. Bisognerebbe imparare ad ironizzare. Questa è la cornice che poi sostiene il benessere di ogni persona. Un’altra cosa che per me è fondamentale e che ripeto molte volte all’interno del libro, è la ricerca del bello. Il fatto di circondarsi di cose belle fa bene all’anima. Su questo argomento ho intervistato il regista Luca Brignone, ed è stato bellissimo scoprire come anche lui nei suoi film, sia sempre alla ricerca del bello anche nelle piccole inquadrature”.
Purtroppo non è sempre facile circondarsi di cose belle.
“È chiaro che il mondo ha tutta una serie di pecche e ci sono spesso situazioni non buone, non è che ci stiamo raccontando delle favole. Allo stesso tempo però, cercare qualcosa di bello ci illumina e ci fa sentire bene. Nel libro parlo molto di vacanze e non tutti ovviamente possono permettersi posti esotici, però si può fare comunque una scelta. Spesso si è portati a pensare che bello significa costoso, ma non è così. È la visione che prescinde dall’investimento. Da bambina sono cresciuta in montagna in una famiglia normale e per tanti anni sono rimasta lì. Quando sono cresciuta e la situazione della mia famiglia è cambiata, ricercavo in ogni posto dove andavo il bello, che poteva essere un hotel esclusivo, piuttosto che uno scoglio al mare, ma era la mia visione a fare la differenza non il luogo dove mi trovavo”.
Nel libro racconta che la luce è l’unica certezza della nostra vita. Come si fa, visto che attualmente l’unica certezza che viviamo, è proprio 'l’incertezza'?
“Questo è un grande tema. Ci sono cose che possiamo cambiare e altre cose no. Viviamo in un’epoca storica che probabilmente è la più difficile di tutti i tempi, ed ho un’estrema consapevolezza di questo. Del fatto che devo lavorare senza sosta per poter permettere a mio figlio o alla mia famiglia una vita bella. So che devo fare sacrifici, ma allo stesso tempo è come se in questi anni mi fossi creata un microcosmo, una mia dimensione che non mi porta a nascondermi dietro al fatto che la vita è complicata quindi è meglio lasciarci trascinare dalla corrente e lamentarci. Possiamo comunque viverla pienamente e far star bene le persone che ci circondano, perché se ognuno fa la propria parte, allora il mondo diventa più luminoso. Lo scorso anno fino a marzo ero il direttore generale di una grande azienda di moda con una stipendio fisso e una tranquillità abbastanza importante. Però non ero felice, e ho dato le dimissioni. Ho fondato con Paolo Borzacchiello un’ azienda che si occupa di consulenza e neuroscienze applicate al mondo della moda e del luxury, e ho iniziato a lavorare con un ruolo diverso, in un mondo che conosco molto bene, nel quale ho lavorato tutta la vita, e che trovavo però un po' spento, privo di quella luce che invece dovrebbe portare”.
La gente per gratificarsi solitamente si riempie di cose, lei invece consiglia di fare pulizia nella vita. In quale modo le cose esterne che possediamo possono aiutare a fare chiarezza in noi?
“Questo è un tema cardine sia del libro, ma anche della mia vita. Il fatto di “fare pulizia” ha un significato molto importante. È un po’ il concetto del non attaccamento, e del fatto che se da un lato ogni persona o oggetto che noi scegliamo è importante, dobbiamo comunque imparare a stare bene a prescindere da quello. Avere la casa piena solo delle cose importanti e invece svuotarla di tutto il superfluo, è proprio a livello di analogia qualcosa che alla fine incarna un cambiamento. Io ad esempio, dopo un periodo in cui ho cercato di colmare miei vuoti con gli oggetti, me ne sono liberata. Ho fatto sacchi enormi di cose che non mi rappresentavano più. Questa è una maniera simbolica per imparare a non essere vittima del possesso. Ho imparato a non essere attaccata a niente, ed è bellissimo avere la possibilità di potersi permettere una cosa ma non volerla. Questo è un grande passaggio. Ovviamente ci ho messo anni per arrivarci”.
Rimanendo in tema di oggetti, racconta nel libro una dinamica molto interessante quella dell’”abito da cerimonia” in cosa consiste?
“È un’esperienza che ho analizzato a fondo perché per me era estremamente significativa. Racconto nel libro che ogni donna il giorno in cui deve comprarsi un abito da cerimonia, perché magari si sposa qualcuno a cui tiene, mette una cura estrema nel cercare il vestito, il trucco e l’acconciatura perfetta. In quel giorno vuole sentirsi bella e provare un’emozione forte. In maniera simbolica dovrebbe essere ogni giorno così. Ovviamente non sempre si può essere al massimo, però in generale personalmente metto cura in ogni mattina che scendo dal letto. Perché se le persone capiscono che nel momento in cui si vedono bene stanno meglio, ecco che la loro vita comincia da subito a cambiare. Spesso vedo gente che si lascia andare, si trascura e non si ama. Il fatto di curare noi stessi è la prima e più grande espressione d’amore che dobbiamo avere nei nei nostri confronti. Tutti queste azioni sono un’insieme di step che contribuiscono davvero a cambiare in maniera importante la nostra vita”.
Come si fa a guidare gli eventi senza esserne trascinati?
“Attraverso la consapevolezza, perché una delle cose che mi ha veramente cambiato la vita è imparare a ponderare. Ero estremamente impulsiva e di fronte ad una situazione di difficoltà o a qualcuno che mi aggrediva verbalmente, reagivo. Andare ‘in reazione’ significa lasciarsi trascinare dagli eventi, vuol dire dare potere alla persona che hai davanti, e non avere il volante in mano. È un po’ come la capacità di prendere un pugno nello stomaco, accusare il colpo, fare un respiro e fermarsi. Avere quindi la capacità di ponderare, di riconoscere la tempesta e andare avanti piano piano fino a che non è passata. Questo vuol dire guidare gli eventi. Non significa negare il problema, ma avere la capacità di riconoscerlo e gestirlo. Si impara a farlo in tanti modi, con la linguistica, come dicevamo, o dal fatto di riconoscere un persona che non vuole il tuo bene, e piano piano allontanarla.
Significa riconoscere quando un lavoro non ti fa più bene e avere il coraggio di lasciarlo, così come un amico o un partner, se questi non ci fanno sentire felici. In definitiva interrompere con grande coraggio, qualunque flusso non buono”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.