Nelle stanze segrete di Feltri: "Vi mostro il mio bunker"

Le confessioni mai rivelate, le abitudini segrete e i vizi irrinunciabili del giornalista più politicamente scorretto d'Italia raccontati con uno "short-doc"

Nelle stanze segrete di Feltri: "Vi mostro il mio bunker"

Dopo aver trascorso una giornata con Vittorio Feltri, filmandolo nel suo ufficio in via Negri, che un tempo è stato quello di Indro Montanelli, nel ristorante Trussardi che lui frequenta perché "lo lasciano fumare", e nella sua casa a Ponteranica alta, dove mi ha mostrato il suo bunker, ecco quello che ho scoperto del direttore più politicamente scorretto d'Italia (guarda il video).

UN ANARCOIDE DI DESTRA

Vittorio Feltri non lo puoi "imbrigliare" in nessun modo: come i gatti che lui stesso dice di amare molto. È noto infatti che i felini, diversamente dai cani, non si possano portare al guinzaglio. Neanche il suo storico datore di lavoro, Silvio Berlusconi, è riuscito nell'impresa:
"Quando mi davano del berlusconiano, rispondevo che era Berlusconi ad essere feltriano", dice divertito. Lo hanno sempre associato alle idee della destra ma lui sostiene di aver avuto un'unica bandiera: il partito socialista. Dopodiché non si è più interessato alla politica. Del resto, non c'è da meravigliarsi: uno spirito ribelle e indipendente difficilmente si adatta al compiacimento e all'inchino tipico dei salotti politici.

UN "PACATO" PUNGENTE

La sua oratoria è lenta e cadenzata, ma non deve trarre in inganno: quelle parole sono tanto tranquille quanto pungenti. Dice cose serissime con somma non-chalance. Ti lascia di stucco. "Più si invecchia e meno si usano i freni inibitori. Non pensi che dicendo cose sgradevoli le possa succedere qualcosa di negativo", mi confida Feltri, confermando la mia intuizione.

UN ABITUDINARIO IRREQUIETO

Vittorio Feltri ama frequentare sempre i soliti ristoranti, quattro o cinque al massimo. Non rinuncia alla macchina da scrivere, fedele compagna di scrittura, e neanche a quel viziaccio delle sigarette: "Fumo più che posso", sostiene con aria di sfida.
Eppure, paradossalmente, l'abitudinario Feltri si annoia con estrema facilità: "Non riesce a finire un'attività che vuole passare ad un'altra", racconta sua moglie, Enoe Bonfanti. L'unica cosa che non lo ha mai annoiato è la scrittura. E di questo unico punto fermo nella sua vita ne sono grati migliaia di lettori che lo hanno seguito e lo seguono tuttora.

"UN GIORNALISTA UN PO' MATTO"

Così lo definì Stefano Nutrizio, l'allora direttore del quotidiano La Notte, quando gli chiesero che tipo fosse Vittorio Feltri.

Ma quel giornalista "un po' matto" doveva pur avere del talento se il direttore lo raccomandò al Corriere della Sera. Ciò che è successo dopo ha dato ragione a Nutrizio in tutto e per tutto: era un giornalista un po' matto ma con un grande talento e fiuto.

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