La lezione dimenticata del Natale nell'ultimo libro di J. K. Rowling

Un maialino ci ricorda che l'amore coincide con il sacrificio di sé. Dalla Rowling un classico contemporaneo che affascina grandi e piccini

La lezione dimenticata del Natale nell'ultimo libro di J. K. Rowling

Aveva ragione T.S. Eliot: un classico è il prodotto di una civiltà matura e di una mente matura. Ma laddove una civiltà sembra venata da continue crepe è ancora possibile scrivere “un classico”? La risposta giunge sorprendente e inattesa dall’ultima opera di J.K Rowling, meglio nota come l’autrice della saga di Harry Potter. Certo, viene facile domandarsi come possa celarsi un classico in un romanzo per bambini (di tutte le età!) dal lezioso titolo The Christmas Pig (Il Maialino di Natale, trad. di Valentina Daniele, illustrazioni di Jim Field, Salani Editore, pp.319, € 18,90).

La tradizione inglese della letteratura per bambini, da Lewis Carroll a Roald Dahl (l’inventore dei Gremlins e di Willy Wonka) passando per C.S. Lewis, A.A. Milne e moltissimi altri noti o dimenticati autori, trova nel romanzo breve A Christmas Carol di Dickens il suo incontrastato classico del Natale. Oggi al “canone” natalizio occorrerà aggiungere anche la storia di Jack e del suo Maialino di peluche.

La florida industria della letteratura per bambini e ragazzi è infatti sempre più insidiata da messaggi, teorie, indottrinamenti, propri del mondo degli adulti. Ammicca al progressismo di genitori e insegnanti, rifugge da qualunque criterio di “classicismo”, per ripiegare su concetti astratti tra i quali va indubbiamente di moda quello dell’inclusione, in tutte le sue possibili declinazioni. Non meraviglia, così, che la Rowling, da sempre considerata liberal e di sinistra, persino finanziatrice del partito Laburista inglese, sia recentemente entrata nel mirino di perbenisti e conformisti della nostra contemporaneità. Come osa scrivere senza adeguarsi ai dettami delle ideologie dominanti?

La Rowling, invece, preferisce dar vita ad un racconto che parte dal punto di vista dei bambini. Così Jack, la cui avventura comincia a 7 anni, mentre i suoi genitori si sono separati due anni prima, chiede una sola cosa - molto demodé - : la stabilità. Il suo rifugio dalle costanti trasformazioni, dalle lacerazioni alle quali lo sottopongono gli adulti, è un consunto maialino di pelouche: “L’unico a cui potesse dire quanto avrebbe voluto smetterla con tutti quei cambiamenti”. Il tema dei genitori separati non è affrontato né moralisticamente, né tantomeno giustificato come qualcosa di “naturale”. È visto dal punto di vista del bambino.

E già questo è un severo richiamo nei confronti degli adulti. Ma l’intera avventura che porterà Jack nel favoloso mondo delle Cose perdute, alla ricerca del suo vecchio maialino di peluche, accompagnato da un nuovo Maialino di Natale, rimpiazzo del precedente, è un viaggio edificante per piccoli e grandi, tra le contraddizioni del nostro tempo. “Perdente!” aveva detto Jack alla sua nuova sorellastra Holly, spinta da una madre evitante ad impegnarsi nell’agonismo sportivo alle soglie dell’adolescenza. E nel suo viaggio il bambino scoprirà che l’unico Perdente è il signore della terra in cui finisce tutto ciò che è dimenticato o smarrito. Ciò che non trova più un posto nel cuore dell’uomo. Gli oggetti amati e “vivificati”, possono ancora essere ritrovati ad Usa e Getta o a Dove Sarà Mai, smarrirsi nella Landa degli Illacrimati in cui vive Perdente, oppure possono perdersi nella Città dei Rimpianti. O ancora, nonostante sulla terra non esistano più - distrutti per sempre – restano eternamente nel cuore di coloro che li hanno amati, finiscono su una specie di Isola dei Beati chiamata Isola dei Diletti.

E se Usa e Getta ricorda il vecchio West, luogo dai tempi allungati, semi deserto, in bilico fra rassegnazione e attesa, a Venezia somiglia la Città dei Rimpianti, decadente e altera. Qui tra i canali vivono Cose appartenute a uomini e donne maturi, Cose come l’Ambizione, la Memoria, i Principi, e il suo re è il Potere. Non mancano la Felicità e la Speranza. Ognuno con un suo specifico colore, scelto con adeguato simbolismo dall’accorta autrice del mago Harry.

Spesso sono virtù (straordinario anacronismo!) o “cattive abitudini” dimenticate. Spesso sono segni di uomini sconfitti, che tuttavia continuano a covare il desiderio per quelle Cose perdute. Il Re Potere, ad esempio, fu smarrito da un potente tiranno sfidato nientemeno che da un bambino: “Quel bambino dette al popolo il coraggio di ribellarsi!”. Speranza invece, una sorta di fata alata, fu perduta da una donna rinchiusa in carcere perché “protestava contro un uomo molto simile a Potere”.

Sì, ma in tutto questo il Natale? C’entra ancora il Natale? La civiltà matura di Eliot, si diceva… Beh, il Natale è lo stesso Maialino di Natale. Il nuovo rimpiazzo, regalato da Holly a Jack per sostituire il suo vecchio e amato peluche perduto in Autostrada, incarna un principio ben noto ai cristiani: il principio della sostituzione e del sacrificio. Si sacrifica infatti per amore del suo bambino. E l’amore tiene sempre in vita le Cose, anche quelle perdute: “La perdita fa parte della vita. Ma alcuni di noi vivono nonostante siano stati persi. È tutto merito dell’amore”. Ce n’è abbastanza per commuoversi ancora, genitori e figli, e magari mentre questi ultimi sognano di non perdere mai le cose o le persone che amano, c’è ancora tempo perché i grandi riflettano su tutto ciò che continuano a smarrire. E sul sacrificio di sé che coincide con l’amore.

Il modo più tradizionale per prepararsi al Natale, leggendo per noi e per i nostri figli quello che a ragione potremmo definire un classico contemporaneo di una scrittrice geniale e dalla profonda, coraggiosa, sensibile.

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