Dopo aver scritto questo libro, mi sono reso conto di un fatto che lì per lì non avevo percepito. L'Italia del 2015 assomiglia all'Italiaccia degli anni tra il 1945 e il 1948. Allora eravamo un Paese sotto sopra e senza pace. Uscivamo stremati da una guerra mondiale perduta e da una guerra civile sanguinosa. Le industrie erano ferme. Il numero dei disoccupati cresceva mese dopo mese. La crisi dell'economia sembrava invincibile. Molte famiglie tentavano di sottrarsi alla povertà. Non sembra un ritratto dell'Italia di oggi? Se guardiamo in faccia il Paese nel quale viviamo, scopriamo che gli italiani del 2015 sono più in frantumi di quelli del 1945.
I partiti soffrono di un discredito che nel dopoguerra non affiorava. Siamo divisi in fazioni che si odiano. Abbiamo il terrore di perdere tutto e di diventare più poveri. Le migrazioni da Paesi lontani si stanno rivelando incontrollabili. Purtroppo non abbiamo più statisti del calibro di un Alcide De Gasperi che ci guidino verso un futuro di progresso.
Che cosa augurare a me stesso e ai lettori dell' Italiaccia senza pace ? La mia riposta onesta è che non lo so. Ho un'unica certezza: per uscire dalle difficoltà di oggi, dovremo fare da soli. Perché nessuno ci aiuterà.
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