Matera, capitale europea della cultura ​che rischia di perdere la sua autenticità

È il gioco della modernità, che porta inevitabilmente con sé il rischio della perdita di autenticità

Matera, capitale europea della cultura  ​che rischia di perdere la sua autenticità

Negli ultimi mesi molto si è parlato di Matera dopo la designazione dello scorso 17 ottobre 2014 a Capitale Europea della Cultura 2019. Servizi giornalistici, approfondimenti, film ed esplorazioni video hanno fatto riscoprire all’Italia e al mondo il gioiello dimenticato dei Sassi. L’ex “vergogna d’Italia” è diventata il nuovo simbolo del riscatto del Meridione per alcuni, l’emblema del valore intrinseco dell’Italia per altri. In effetti, che Matera stesse cambiando volto si poteva percepire già due anni fa, quando nel capoluogo lucano, solido centro attrattivo di eventi, aumentava esponenzialmente il flusso turistico anche dall’estero, venivano inaugurati nuovi negozi e l’atmosfera era quella di una comunità sempre in movimento. D’altronde la sua mutazione è iniziata molto tempo fa, intraprendendo un percorso molto lungo fatto a piccoli passi in più di 20 anni, periodo in cui Matera è riuscita a cambiare pelle e a scrollarsi di dosso la sua vecchia reputazione. Ora la storia è diversa.

La città si affaccia alla modernità sfruttando proprio la sua antichità: quei rioni che costituiscono uno dei nuclei abitativi più arcaici al mondo, testimonianza dell’estrema povertà delle comunità rurali del Sud, sono ormai un museo a cielo aperto patrimonio dell’Unesco. I turisti da ogni parte del mondo spopolano, le attività commerciali pullulano e sale vertiginosamente il valore immobiliare delle abitazioni. E allora accade anche di poter alloggiare (con le comodità moderne, s’intende) in un Sasso in cui soltanto alcune decine di anni fa dormivano dodici persone di una stessa famiglia sulla paglia insieme ai propri animali. Insomma, anche l’economia cambia e si muove. Ma la sensazione è che questi siano gli ultimi anni in cui poter vedere la “città sotterranea” genuina e autentica. “Negli ultimi 3 anni - afferma Luigi Benevento, coordinatore dello Sportello Unico per le Imprese di Matera - le attività nel comprensorio urbano della città sono più che raddoppiate. C’è da rilevare, tuttavia, che l’incremento riguarda quasi esclusivamente attività ricettive, di consumazione o di vendita gadget”. La verifica sul campo lo conferma: soltanto nell’estate del 2014 Matera era come una donna che, timida, nascondeva il suo volto un po’ pallido ma naturale, quest’anno si presenta all’appuntamento truccata ed esibizionista per il gran Galà.

È il gioco della modernità, che porta inevitabilmente con sé il rischio della perdita di autenticità. Sono in molti a temere che il boom economico di Matera possa sgonfiarsi tra pochi anni e che un altro grande evento come quello della “Capitale Europea della Cultura” possa essere gestito “all’italiana”. Il pericolo è che il flusso economico locale non tocchi paradossalmente proprio il mondo della cultura virando invece (come pare stia già accadendo) verso altri lidi, in primis sulla movida, sugli eventi ludici e sulle sagre. Ma la sua vocazione Matàërë (in dialetto locale) non la vuole né deve perdere; sa di essere un centro agricolo, di detenere l’eredità della tradizionale lavorazione del pane insieme alla limitrofa Altamura e di avere un primato nella produzione di oggetti di artigianato tipico. Ed è soltanto investendo sui valori storici locali che la riconversione potrà completarsi ed essere esposta negli anni con orgoglio. È una vita di sacrifici e resistenza, quella di Matera. Nel passato, grazie alla sua invidiabile posizione nella profonda gola che la accoglie, la città diventava invisibile agli occhi dei suoi nemici e così ha resistito per millenni.

Ora dovrà riuscire ad adattarsi ad un’esistenza diversa, passando dal fango al tesoro, senza mai dimenticarsi di ciò che è stata. Perché in fondo lo stemma di “vergogna” la città dovrà portarlo sempre sul petto, affinché il proprio passato si imprima nella memoria collettiva.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica