Palazzi corrosi, mutilati, sventrati. E poi strade deserte, automobili che si fanno largo fra i calcinacci, un ambulante che offre le sue mercanzie sotto un albero, davanti alle macerie di un intero quartiere. Sono le drammatiche immagini di Beirut scattate nel 1991, a guerra civile appena conclusa, da Gabriele Basilico, uno dei lavori più intensi e più belli, del grande fotografo documentarista milanese che oggi è morto a 68 anni dopo una lunga malattia.
Gli scatti di Basilico hanno raccontato i mutamenti urbani facendo aprendoci gli occhi davanti alla complessità infinita dei fenomeni architettonici. Per anni il fotografo milanese, nato nel 1944, ha celebrato la bellezza dei paesaggi con una particolare attenzione all'architettura incorniciando gli spazi urbani e documentando il lento trasformarsi delle più famose città del mondo. Celebre il suo lavoro su Beirut, fotografata dopo la guerra. "Con le sue immagini, dalla controllata, consapevole tensione metafisica - scriveva Italo Zannier nella Storia della fotografia italiana - egli ha efficacemente collaborato a presentare in questi ultimi anni il gusto post modern, rilevando visivamente alcune dimenticate architetture industriali e di periferia, rivalutate come reperti archeologici e fissate con un chiaroscuro intenso ed una prospettiva sfuggente e basculata, nello stile sofisticato anni ’30". E se sono indimenticabili le immagini della sua Beirut, altrettanto forti, rigorose e indagatrici, eppure sempre in qualche modo poetici, appaiono i suoi racconti di altre città, da Napoli a Milano, Roma, Berlino, Buenos Aires, Istanbul, sempre rigorosamente in bianco e nero.
Lavorando per lo più con banco ottico e pellicole in bianco e nero, Basilico fu in grado di trasmettere la sensualità dell'architettura urbana decifrando le contrapposizioni più stridenti e a rendendo dignitosi anche i luoghi più derelitti. A dargli notorietà internazionale è nel 1982 un reportage sulle aree industriali milanesi. "Quello sguardo preciso e appassionato, Gabriele Basilico lo aveva nel tempo costruito osservando e fotografando Milano - ha commentato l’assessore alla cultura di Milano, Stefano Boeri - i muri delle fabbriche, le facciate vibranti dei palazzi borghesi ma anche i visi, le feste, i segni lasciati nelle strade dalla vita quotidiana".
Il capoluogo lombardo, con le sue proporzioni, è stata senza alcun dubbio la matrice di ogni scatto, di ogni scoperta, di ogni fotografia di Basilico. "Anche per questo la nostra città oggi non perde solo un osservatore appassionato e un testimone nel mondo - ha concluso Boeri - perde un pezzo di se stessa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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