Non solo pop, la fantascienza sa essere Arte

In "Autorità" di Jeff VanderMeer alto livello di scrittura e temi universali. Fra Lovecraft e Philip K. Dick. In attesa di un film kolossal

Non solo pop, la fantascienza sa essere Arte

Con Autorità di Jeff VanderMeer, in uscita lunedì prossimo per Einaudi, abbiamo la conferma di quante cose sia possibile fare con un prodotto di intrattenimento. Siamo al secondo capitolo di una trilogia da pubblicarsi in rapida successione, il primo ( Annientamento ) risaliva a metà marzo, il prossimo ( Accettazione ) arriverà a metà settembre. L'obiettivo, centrato in pieno, è suscitare nel lettore l'impazienza con la quale si attende la nuova puntata di una serie tv.

Annientamento ci forniva le coordinate dell'Area X. O meglio ci faceva perdere in un territorio, segnato da un confine invisibile, in cui tutto sembra uguale al mondo abituale e invece tutto è diverso. Un tratto abbandonato di costa (un faro, un villaggio, una «anomalia» ovvero una torre o forse un tunnel) in cui qualcosa o qualcuno altera le leggi della natura al fine di eliminare una tossina particolarmente fastidiosa: l'uomo. La versione ufficiale parla di eco-catastrofe ma lo schieramento imponente di forze militari lascia intuire, almeno a complottisti e affini, che le autorità potrebbero aver mentito. In Annientamento seguivamo gli incubi (o era realtà?) dei partecipanti alla XII spedizione nell'Area X, in Autorità facciamo approfondita conoscenza dell'ente governativo che sovrintende alle spedizioni stesse, la Southern Reach. Purtroppo, o meglio per fortuna se deciderete di leggere questo libro, non si può raccontare molto. John Rodriguez detto Controllo, il nuovo direttore della Southern Reach, deve combattere una guerra psicologica per ottenere ciò che desidera: consolidare il proprio potere in una struttura allo sbando e scoprire ulteriori segreti sull'Area X ma anche sulla Southern Reach stessa. Potrà (forse) contare sull'aiuto della Biologa sopravvissuta all'ultimo viaggio. Ammesso che sia davvero la Biologa. Potrà (forse) appoggiarsi alla Centrale, i servizi segreti che sembrano manipolare tutto e tutti. Ammesso che non si siano persi in pericolosi e inutili giochi di potere.

Nel frullatore di Autorità ci sono tutti gli ingredienti del genere horror e fantascientifico. I primi nomi che vengono in mente sono Lovecraft, King ( The Dome ), Clarke, Dick ( Trilogia di Valis ). Ma qualcuno, per passare alla tv, penserà giustamente anche a Lost e X Files . VanderMeer cita invece come influenza diretta La montagna morta della vita di Michel Bernanos (Bompiani, 1967), Tainaron di Leena Krohn e il poeta Pattiann Rogers. Nonostante i richiami ai classici del genere siano riconoscibili, la Trilogia dell'Area X ha una sua fisionomia originale. Merito di una scrittura due o tre spanne sopra la media ma anche della capacità di utilizzare il «genere» per toccare temi universali. L'Area X infatti è il Mistero, totale e assoluto. Non dà risposte, non autorizza tesi fondate, non reagisce agli stimoli. Ogni esperimento finisce male ma fatti e reperti non permettono di tirare conclusioni. Come dice uno dei personaggi, quando si osserva troppo a lungo una cosa, si finisce con l'esserne osservati. Ed ecco Controllo, e con lui tutti gli altri protagonisti, entrare, capitolo dopo capitolo, in un'enorme Sala degli specchi, in cui l'Area X riflette tutte le peggiori paure conficcate per l'eternità nel cuore degli uomini. Sprofondare nello studio di quel territorio da cui pochi fanno ritorno, e quei pochi appaiono gusci svuotati di ogni contenuto, equivale a sprofondare in se stessi. Il che potrebbe rivelarsi un'avventura spiacevole e riservare scoperte terrificanti. Autorità è anche un piccolo trattato sulla paranoia come strumento di conoscenza e si avverte, intensa, l'influenza di Philip K. Dick. Il meccanismo narrativo di VanderMeer, partenza lenta e accelerazione costante, intrappola i lettori. Mentre perlustriamo i corridoi della Southern Reach, la presenza dell'Area X, all'inizio quasi impercettibile, diventa sempre più ingombrante (e spaventosa) fino ai colpi di scena che concludono il volume. VanderMeer rivela qualcosa ma non scopre le carte. E ora tocca aspettare fino a settembre...

Romanzo, serie tv. Mancano cinema e fumetto. Anzi, no. Ci sono. La Trilogia è già pronta per diventare film per la regia di Alex Garland.

E le copertine scelte da Einaudi sono tre bellissime illustrazioni di Lorenzo Ceccotti. Ecco cosa si può fare con un prodotto d'intrattenimento: qualcosa di più artistico e intelligente della sedicente Arte con la maiuscola.

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