Il nuovo antisemitismo e l'elefante islamista nella stanza

C’è grande confusione sotto il cielo dell’antisemitismo. Invocato quando non c’è, usato come clava propagandistica contro i nemici, da decenni sta attraversando una trasformazione che pochi analizzano, ma tutti vedono. La matrice principale della giudeo-fobia è islamica e non più di estrema destra

Il nuovo antisemitismo e l'elefante islamista nella stanza

C’è grande confusione sotto il cielo dell’antisemitismo. Invocato quando non c’è, usato come clava propagandistica contro i nemici (i russi, ad esempio, accusano gli ucraini di antisemitismo e neonazismo, anche se hanno eletto a gran maggioranza un presidente ebreo), l’antisemitismo aumenta in modo esponenziale nelle società occidentali, soprattutto dopo i due anni di pandemia. Si è soliti dare la colpa a chi era il più virulento antisemita nel XX Secolo: il nazista, il fascista, il nazionalista autoritario nelle sue varie declinazioni. Si va ancora a ricercare la radice dell’antisemitismo nel XIX Secolo, nei pogrom condotti dai cristiani, soprattutto ortodossi. E nei secoli dell’Età Moderna, per puntare ancora il dito contro la Chiesa Cattolica e l’Inquisizione spagnola. Ma, anche se i servizi nei Tg, ogni volta che si parla di antisemitismo, per riflesso condizionato, ci mostrano ancora le immagini di svastiche e teste rasate, siamo sicuri che sia ancora quella la matrice principale dell’odio contro gli ebrei?

Almeno dagli anni della guerra al terrorismo, la cui fase più acuta è stata fra il 2001 e il 2008, gli intellettuali più liberi da pregiudizi in Francia, come Alain Finkielkraut, additavano un nuovo nemico: l’anti-giudaismo di matrice islamista (intesa come Islam politico) e le sue numerose connessioni con la sinistra massimalista. Nel nome dell’“antirazzismo”, soprattutto, si associa anche la retorica dell’antisionismo islamico, che si traduce automaticamente in antisemitismo: il bersaglio non è solo Israele, ma l’ebreo in quanto tale, ovunque si trovi. Gli attentati in Francia di matrice antisemita, come la strage nella scuola ebraica di Tolosa del 2012 e quella del Hyper Cacher di Parigi del 2015 (contemporanea al massacro dei redattori del giornale satirico Charlie Hebdo), sono di matrice islamica. Anche i delitti individuali, come il rapimento, la tortura e l’uccisione di Ilan Halimi nel 2006, più recentemente l’assassinio di Sarah Halimi nel 2017 (il cui assassino resta impunito perché ritenuto “non perseguibile”) e di Mireille Knoll nel 2018, sono stati tutti commessi da delinquenti comuni. Che però erano anche musulmani, si erano radicalizzati e hanno ucciso le loro vittime, esplicitamente perché ebree. Mireille Knoll, pugnalata e poi bruciata, in casa sua, da un vicino che conosceva, è una vittima che ha subito il passaggio di consegne da un antisemitismo all’altro: l’anziana donna, classe 1932, era sfuggita per miracolo alla retata dei nazisti del 1942. Ha trovato la morte nel secolo successivo, per mano di un giovane che ha aderito a un altro totalitarismo.

A svelare l’esistenza di questo elefante nella stanza, che si stenta a vedere e condannare, da ultimo è Pierre André Teguieff, sociologo e storico francese. Da studioso della nuova destra, non nega affatto le matrici neonaziste e nazionaliste di parte dell’attuale galassia antisemita, ma nel suo nuovo saggio Sortir de l'antisémitisme? segnala, nella sua intervista rilasciata a Le Figaro, quella che è ormai la nuova tendenza universale dell’antisemitismo: "La grande trasformazione risiede nell’islamizzazione crescente della giudeofobia, attraverso lo spazio occupato dalla fine degli anni Sessanta da parte della 'causa palestinese', innalzata a 'causa universale' nel nuovo immaginario antiebraico condiviso ormai da musulmani e non musulmani. Dall'inizio degli anni Duemila, gli assassinii di francesi di confessione ebraica in quanto ebrei non sono commessi da estremisti di sinistra o di destra ma da giovani musulmani, spesso delinquenti o ex delinquenti, siano essi o no jihadisti in missione - come Mohammed Merah (lo stragista di Tolosa, ndr) o Amedy Coulibaly (autore del sequestro di ostaggi all’Hyper Cacher, ndr)".

Se l’islamismo è la matrice principale, questo poi trova sponde occidentali, sia nell’estrema destra, sia nell’estrema sinistra. E in entrambi i casi, sfrutta il comune odio per Israele e il sionismo, quello che viene identificato nella loro mitologia complottista (comune ad entrambe le estreme) come la belva che domina il mondo, attraverso la finanza, i media, l’arte popolare (il cinema soprattutto) e l’infiltrazione nella politica. Una visione allucinata della realtà che si sposa benissimo con la demonizzazione religiosa dell’ebreo, da parte dei radicali islamici. Teguieff constata infatti che: "Mentre dalla fine degli anni Settanta del Diciannovesimo secolo alla metà del Ventesimo secolo la giudeofobia militante aveva abbracciato i presupposti della secolarizzazione e il razzismo scientifico, rompendo con l'antigiudaismo religioso di origine cristiana - da cui ha ereditato, tuttavia, la visione satanizzante del nemico -, in seguito è entrata nel vasto contro-movimento della de-secolarizzazione, ritrovando una base religiosa in un islam bellicoso che possiamo caratterizzare come un islam politico, che si nutre del risentimento e di una volontà di vendetta - contro gli ebrei e i 'crociati' - così come di un desiderio di conquista del mondo".

L’Anti Defamation League, che ogni anno “fotografa” la diffusione del pregiudizio antisemita in tutto il mondo, nel 2021, come sempre negli ultimi decenni, ha pubblicato dei dati che confermano l’islamizzazione dell’antisemitismo. Il 49% degli antisemiti, in tutto il mondo, è di religione musulmana, contro il 24% di religione cristiana e il 21% fra gli atei (dato significativo per comprendere la tendenza nella sinistra massimalista). Dunque quasi la metà dell’antisemitismo in tutto il pianeta è di matrice islamica. Parlando di aree geografiche, la zona del mondo con la più alta concentrazione di antisemiti è il Medio Oriente allargato (incluso il Nord Africa) con il 74% di rispondenti al sondaggio che mostra di condividere i peggiori pregiudizi e paure contro gli ebrei. È un dato unico al mondo, se confrontato con il 34% in Europa orientale, il 24% in Europa occidentale e il 19% in America.

Le nazioni da cui arriva la maggior parte degli immigrati musulmani in Francia sono, per altro fra le più antisemite del mondo, in assoluto. L’Adl rileva infatti la diffusione dell’ostilità contro gli ebrei all’87% in Algeria, 86% in Tunisia, 80% in Marocco, “solo” il 53% in Senegal.

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