Oh, che mito! È tornato il «Fanfulla» di Pratt e Milani

Bartolomeo Tito Alon, detto Fanfulla da Lodi, è esistito veramente. Fu un famoso combattente del Cinquecento, uno dei tredici cavalieri italiani al comando di Ettore Fieramosca nella celebre Disfida di Barletta del 1503 (da cui Massimo D'Azeglio trasse un romanzo nel 1833). I tredici italiani, contro altrettanti francesi, erano sotto bandiera spagnola, ma il nazionalismo nostrano tramutò una scommessa in episodio da sussidiario. Mino Milani fece di Fanfulla un personaggio fumettistico per il Corriere dei Piccoli, le cui puntate uscirono nel 1967-68 coi disegni di Hugo Pratt (1927-1995). Le storie, quasi sparite da allora, sono state riproposte a colori in elegante volume telato: Mino Milani e Hugo Pratt, Fanfulla (Rizzoli-Lizard, pagg. 130, euro 27).
Sul mitico Corrierino Fanfulla si presentava guercio e con una benda nera sull'occhio. Lo vediamo impegnato nel Sacco di Roma del 1527 insieme ai lanzichenecchi, pur non condividendone la ferocia e il luteranesimo. Anzi, dopo aver salvato la vita a un cardinale e a una fanciulla in procinto di venire stuprata, va a farsi frate francescano a Firenze. Temperamento estremo, eccolo nel 1529 impegnato a difendere Firenze assediata dai lanzi. La città, cacciati i Medici, si è costituita in repubblica e si è affidata a Malatesta Baglioni, che poi la tradirà. La storia vera e quella inventata di Fanfulla (la sua partecipazione al Sacco di Roma, l'entrata in convento, le gesta nella Firenze assediata sono trovate del Milani) si mischiano in un sapiente amalgama che permette all'eroe ogni sorta di avventura. Testi superbi e disegni «alla Pratt». Il profano troverà il tratto di quest'ultimo fin troppo semplice e abbozzato, ma non potrà negarne l'efficacia espressiva. Pratt, infatti, era una specie di Picasso del fumetto, approdato a un segno essenziale dopo una lunghissima esperienza con pennino e pennelli; esperienza fatta anche sulla Collana eroica, i volumetti sulla seconda guerra mondiale in cui gli inglesi apparivano sempre eccelsi e i tedeschi sempre stolidi. Eppure, come ricorda Antonio Carboni nella prefazione, proprio le tavole del Fanfulla causarono il licenziamento in tronco di Pratt dal Corrierino.

Come nel vecchio canto goliardico inneggiante al prode cavaliere: «Va', Fanful, va' Fanful, vaffanfulla...», canto che gli universitari gaudenti e col cappello a punta intonavano prima che i loro colleghi sessantottini li cancellassero al grido di «qualunquisti». Ma questa è un'altra storia.

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