Un padre moltiplicato per quattro figli

Un padre moltiplicato per quattro figli

A prima vista le pagine del romanzo del catalano Jordi Puntí, Valigie smarrite (Mondadori, pagg. 440, euro 18,50) sembrano respingere il lettore abituato a seguire un protagonista o una trama centrale attorno a cui si snoda il racconto, poiché quattro sono qui i personaggi del libro: quattro fratellastri, quattro declinazioni del nome Cristoforo, figli di un unico padre - un camionista che dalla Spagna percorre le capitali europee -, nati da quattro madri diverse. Prima che la polizia li informi della morte del padre, ignorano chi egli sia e si ignorano a vicenda avendo vissuto con le rispettive madri a Francoforte, Parigi, Londra e Barcellona.
S’impone subito il dato cosmopolita insieme al carattere nomade della vicenda e, di conseguenza, il pluralismo geografico. Il romanzo è la ricerca di un’identità; in primis quella del padre, Gabriel Delacruz, di cui i figli ricostruiscono la vita misteriosa prima che un incidente lo costringa ad abbandonare il lavoro per fermarsi a Barcellona, dove scompare. Le testimonianze raccolte recuperano le tappe della sua difficile esistenza, a partire dall’infanzia trascorsa in orfanotrofio, l’affidamento a una famiglia e poi il ritorno in collegio, e portano alla luce la sua abitudine al gioco e il ricorso all’inganno. I fratelli ripercorrono l’itinerario del suo lavoro che lo porta a Parigi, dove assiste alla contestazione studentesca del ’68, nella Francoforte sconvolta dalla rivoluzione degli anni ’70 e nella Londra degli ’80. Dai ritorni in Spagna, in pieno franchismo, scaturiscono amare riflessioni sull’emarginazione in cui vive il Paese. La trama è alimentata dalla caparbia volontà dei figli che, nell’inseguire l’immagine del padre, scoprono se stessi.
Un racconto a più voci, ma anche un romanzo costruito su piccole storie che inseguono i frammenti della memoria in cerca del tempo perduto. L’immagine della valigia smarrita è reale e simbolica: presente fin dal titolo, indica l’oggetto che accompagna il viaggio ma, al contempo, allude alla perdita degli affetti causati dal nomadismo moderno. La ricchezza descrittiva dei fatti viene privilegiata e approfondita, mentre l’indagine psicologica sfiora appena i protagonisti solo interessati, «a ricostruire i passi di nostro padre», a recuperare la realtà del passato.

La novità del libro consiste nell’aver creato un grande spazio aperto che supera la frontiera delle nazioni e il concetto di famiglia e dove la metafora del viaggio sembra ripetere, in chiave moderna, il cammino percorso dai picari spagnoli.

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