Così il Sud vive la Pasqua: i riti della settimana santa

Dalla Puglia alla Sicilia i tradizionali riti della settimana santa segnano la vigilia di Pasqua. Spettacolo di fede e devozione

Così il Sud vive la Pasqua: i riti della settimana santa

I sepolcri, i pellegrinaggi, i cittadini che seguono la processione fino a notte fonda, le bande e una ricca aneddotica di campanile, rendono la Settimana Santa al Sud Italia, uno spettacolo unico tra culto e tradizione.

Fede e devozione tengono uniti il Mezzogiorno attraverso una ritualità antichissima che ha il minimo comune denominatore nella rappresentazione della Passione e morte di Gesù Cristo.

C’è poi una staffetta generazionale che tramanda di padre in figlio la sacralità dei riti della settimana santa e che costituisce la forza stessa della tradizione. Negli anni la testimonianza si è arricchita di documenti d’archivio, foto, immagini, fino alle più moderne tecnologie che, come nel caso delle processioni di Taranto in Puglia, forse la città dove i riti assumono maggiore suggestione, hanno portato le manifestazioni sacre su internet, a portata di click, visibili in tutto il mondo. Tutto svela in dettagli i cosiddetti “misteri”. Un tempo lungo, scandito da suoni battenti e marce funebri. Va dalla domenica delle palme al sabato santo (che precede il giorno di Pasqua).
Mortificazione della carne e fuoco sono i due simboli che contraddistinguono i riti della settimana santa insieme ai simboli della sofferenza di Gesù e della Madonna che ricopre l’eterno dolore della madre.

Ma vediamo di ripercorrere in sintesi le principali manifestazioni della Passione nel Mezzogiorno.

Puglia
In Puglia ci sono diverse manifestazioni. Tra le più importanti, si diceva, quella di Taranto. Ma a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, la processione viene eseguita con le “fracchie”, torce-falò gigantesche, a forma di cono. Montenegro scrive che “nella parte più stretta della fracchia viene fissato un palo decorato con bandierine variopinte e, sulla sommità, viene posta un’immagine dell’Addolorata.”
A Taranto, la Passione inizia con la processione dei sette dolori di Maria l’ultimo venerdì di Quaresima nella borgata di Talsano. La processione dei misteri inizia, invece il giovedì santo con l’uscita delle “poste” (confratelli della Congrega del Carmine) che visitano i Sepolcri allestiti nelle chiese. Alla mezzanotte tra il Giovedì e il Venerdì santo escono dal duomo i confratelli e accompagnano la statua della Madonna Addolorata. La processione si conclude il venerdì alle 14. Lo stesso venerdì santo, alle 17 inizia la processione dei “Sacri Misteri” con le statue rappresentanti la Passione di Gesù. Un lungo pellegrinaggio con antichissimi simulacri che si conclude il sabato mattina, alla vigilia della Resurrezione.

Basilicata
In Lucania, come si legge nel libro ”Alla ricerca della storia” dello studioso tarantino Luigi Montenegro, i riti risalgono ai tempi dei bizantini e “a Barile, in provincia di Potenza, la Via Crucis è interpretata da quanti si sentono il simbolo della espiazione comune. Lungo il percorso vengono innalzati una serie di palchi per la rappresentazione dei diversi episodi della Passione. Il giovane che impersona il Cristo deve digiunare ed espiare ogni colpa i tre giorni prima della processione. Viene lavato, unto e vestito da sole donne, ognuna delle quali si cura del suo vestiario.”

Calabria
In Calabria la processione più caratteristica è quella di Verbicaro (Cs) con i “battenti rossi”, uomini che eseguono un vero e proprio rito di flagellazione. Una persona a loro vicina strofina , con un panno di lana, i muscoli anteriori delle cosce dei penitenti; quando la carne diviene rosea per il fluire del san­gue nei capillari epidermici, i battenti si percuotono col cardillo, uno stretto cilindro di sughero sul quale sono state infisse e saldate, con una co­lata di cera, cinque acuminate punte di vetro. Appena il sangue fluisce e macchia le cosce, i battenti stringono il cardillo tra i denti, abbassano la testa in composta riservatezza e, per proteggere la propria identità, mettono le braccia conserte, poggiate al petto, e in silenzio escono per svolgere tre giri devozionali sullo stesso percorso. Essi si muovono a passo svelto, quasi di corsa, ma si fermano per segnare di sangue i sagrati delle chiese. I motivi che spingono a battersi sono sostanzialmente due: il voto per grazia ricevuta ed il legame ad una tradizione familiare e collettiva che intende conservare e tramandare l'eccezionalità delle proprie ragioni ed dei propri codici comunicativi, soprattutto perché fondati sulla violazione del proprio corpo e la manipolazione rituale del proprio sangue.

Sicilia
In Sicilia sono diversi i riti della settimana santa. Tra i più importanti ricordiamo quello di Enna. La città ha quindici confraternite che dalla domenica delle Palme al mercoledì santo si recano in processione al duomo nel giorno e nell’ora stabilita per l’adorazione eucaristica. La tradizione si conclude il giorno di Pasqua con la Festa della Resurrezione.
A San Cataldo (Caltanissetta) la particolarità è rappresentata dai “Sampauluni”.Si tratta di undici statue di cartapesta con un mantello colorato che rappresentano gli Apostoli. Il loro rito “dell’Incontro” si svolge il pomeriggio di Pasqua. Il venerdì santo c’è il “Processo a Gesù” che riproduce scene del Vangelo e la processione delle “Vare”.
A Caltanissetta rappresenta una peculiarità la processione del Cristo nero il venerdì santo. Al tramonto un crocifisso ligneo viene portato a spalla e a piedi scalzi. Si intonano preghiere in dialetto arcaico.
A Trapani i misteri hanno origine in epoca Barocca. Il venerdì santo una grande folla segue la processione che esce dalla Chiesa del Purgatorio. Accesa è la competizione delle “maestranze” che hanno ciascuna un gruppo statuario.
A Messina sfilano in processione, sempre il venerdì santo, le statue di legno, le “varette”. Quasi scomparsa la figura dei penitenti incappucciati, i “babaluci”.

C’è un parallelismo tuttavia tra i riti del Sud Italia e quelli che si celebrano in Spagna, a Siviglia in particolare (la cosiddetta “Semana Santa”). Luigi Montenegro, presidente de “La veste rossa” (Associazione Internazionale di Studi e Ricerche sulla Cultura Popolare Religiosa), ancora nel sequel del suo libro “Alla ricerca della storia” si è soffermato sull’origine dei riti spagnoli, ritenendoli diretta discendenza di quelli dell’Italia meridionali.

A portare i riti nella penisola iberica è stato, secondo lo studio di Montenegro, a metà del ‘500, un ceramista salentino, Tommaso Pesare. Un primato storico e di tradizioni per il sud che porta i suoi riti pasquali come un fiore all’occhiello della cultura popolare nel mondo.

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