La poesia dei contrasti dalla lirica all'epica

Roberto Mussapi raccoglie tutta la sua opera in versi ( Le poesie , Ponte alle Grazie, pagg. 528, euro 29) in un volume arricchito dagli scritti di Wole Soyinka e di Yves Bonnefoy, e con un ottimo saggio di Francesco Napoli. Mussapi ha attraversato gli ultimi decenni con un'intensa e importante attività di poeta, drammaturgo, traduttore. La sua opera ha una coerenza di registro, di temi, di stile: mi fa pensare a un mare non in tempesta, ma mosso da un'ondosità lenta e pacata. Non ci sono cesure, tormenti, confronti con lo spirito di qualche avanguardia novecentesca. Numi tutelari appaiono Thomas Stearns Eliot con il suo classicismo modernista e, tra gli italiani, il ragionare fluente di Bigongiari e l'impegno etico-spirituale di Luzi.

Nel libro d'esordio, La gravità del cielo , si respira un clima legato alla temperie poetica del tempo, alla rivista Niebo diretta da Milo de Angelis che radunava a Milano i giovani poeti in una specie di mistica della parola. Ma già in Luce frontale e in Gita meridiana la poesia di Mussapi si offre con una sua pronuncia fissa e alta, non vaticinante ma salmodiante, con una tensione epica e metafisica che diffida dell'abbandono troppo scoperto della lirica. Il poeta parla di sé come se parlasse dell'universo. E dell'universo come se parlasse di sé. Domina il contrasto luce-buio, vita-morte: «Non buio, ma la luce dei dormienti, come figure/ logorate dal cielo troppo spesso, ora, riposa/ quel corpo conosciuto da altri viventi» o «mormorò la radio gracidando nel buio,/ poi ritornò la voce e la canzone e la luce». Una sorta di pudore lo porta a non incidere nella carne delle cose, e mai nell'eros. Quando affronta temi civili, lo fa riprendendo toni danteschi nel poemetto molto bello, fra i vertici dell'intera opera, intitolato Il Cimitero dei Partigiani , con l'evocazione dell'ombra di Beppe Fenoglio e l'enumerazione dei caduti nella lotta di liberazione del Cuneese.

Ma era fatale che un poeta alieno da confessioni liriche, e poco partigiano nell'impegno politico sull'attualità, piegasse verso il poemetto epico e narrativo. Così Antartide , il racconto dell'avventura della nave Endurance verso il Polo Sud, diventa, come sottolinea Francesco Napoli, l'«ardita architettura poematica» di un viaggio agli Inferi tra il ghiaccio e l'immobilità.

Un Mussapi diverso, meno alto e solenne, più domestico, quasi venato di uno humour misto a nostalgia e dolcezza, è in Il capitano del mio mare . Il ricordo del padre e delle prime gite al mare dal Piemonte alla Liguria, mi è rimasto come uno di momenti di grazia dell'intero volume.

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