Una ragazzina sola contro l'apocalisse Per salvare l'umanità

Nel romanzo di Ammaniti una malattia stermina gli adulti Una Sicilia allucinata è lo sfondo della tragedia di chi resta

Una ragazzina sola contro l'apocalisse Per salvare l'umanità

A prima lettura non è dato sapere perché Niccolò Ammaniti sceglie il set della Sicilia per descrivere gli effetti del virus, detto la Rossa, che si sta mangiando come una super peste l'umanità. La Sicilia, in Anna (Einaudi Stile Libero, pag. 274 euro 19) è un lazzaretto dagli abusati e proverbiali tratti del coccodrillo, ma ora del novissimo profilo di un cane: animale tra i più cari al romanzo e al narratore. Qui si estende il male partito dal nord Europa che uccide tutti i Grandi (gli adulti) e salva bimbi e bimbe fino all'età di quattordici anni. Anche loro, quando raggiungono la pubertà e il conseguente sviluppo sessuale, subiscono le macchie rosse, le croste sulle labbra, la tosse che li massacra come un martello che gli fracassa le ossa fino allo spegnimento della vita. Non c'è rimedio. Più che mettere in scena un'apocalisse (anche se di questo si tratta), Ammaniti alza i tendoni di una immensa discoteca disintegrata - come fosse stata bombardata - bruciata, saccheggiata, attraversata da branchi di cani e bambini che cercano cibo. La discoteca è maleodorante che non si può tradurre in parole, pudrida come i corpi da zombie che vi ballano (si fa per dire); insomma quel mondo è una discarica che spinge per partecipare alla festa del Fuoco con la Picciridduna che ne è la burattinaia.

Questo circo di chilometri, fatto di carogne umane e animali, di pustole e violenza ancora pulp, di città morte e sventrate come nel film di Spielberg, La guerra dei mondi , dove appare un gigantesco scheletro totem che mi ha fatto ricordare a Capodimonte lo scheletro monumentale del geniale Gino De Dominicis, è un altrettanto Kolossal ma artigianale, da Cinecittà, che sarebbe piaciuto girare a Fellini.

Questo “film” non ha niente a che vedere con la saga di Twilight , semmai, quando appaiono falangi urlati di bambini colorati di blu, ricorda Apocalypto ; infatti, il tentativo di Ammaniti, è di sgominare la razza umana, o almeno farla retrocedere allo stadio primitivo.

Per tornare all'immagine della discoteca, che è pure un enorme ossario o foppone dove si scarnificano ossa o si depositano o caricano per il totem della festa, la Sicilia è un equilibrio sopra la follia (è citato Vasco ma per altra canzone) che, alla sola e impensabile citazione degli equilibristi del Cirque du Soleil , ci scendono giù lacrime tenerelle. In questa pattumiera nella quale Ammaniti dosa gli ingredienti per inchiodare sulla pagina il lettore, e poi pressa e disfa come un accumulatore seriale masse di oggetti vomitati o abbandonati nel mondo dal virus, si erge Anna.

Non quella di Lucio Battisti, ma una ragazzina eroica, generosa, che legge e rilegge il diario che le ha lasciato in dote la mamma prima di morire, affinché si ricordi delle cose necessarie da fare per sopravvivere. Lei è rimasta al mondo con il suo fratellino Astor. Lei è una amazzone. Lei è una combattente. Anna, con lo scorrere della storia, sempre più diviene l'unica depositaria, anzi, l'ultimo calco umano dove si è depositata l'anima dell'umanità andata a schifio. Anna dunque è anche la storia di Anna e di suo fratello Astor. Ma è pure la storia di Anna, Astor e del cane Coccolone, un tempo belva indemoniata grazie a dei ragazzini che lo avevano addestrato e torturato per farne un assassino. Anna è anche un romanzo di amore casto tra Anna e Pietro.

Il romanzo di Ammaniti ricorda i miserabili che si bagnano nel Gange, ricorda un carnevalesco furbo imparentato all'astuto narratore Ammaniti. Anna tenta di trasformare la Sicilia in una inedita zattera o arca di Noè. Ma stavolta Noè è la ragazzina Anna che con suo fratello riesce a superare lo stretto di Messina e vedere che anche sul continente i Grandi sono morti e il virus non è stato debellato con un vaccino. Eppure, sembra che lei non perda la speranza. Si ha l'impressione che il romanzo non sia finito, che le ultime frasi non siano le ultime. Anna è anche un romanzo sugli animali: rospi, gerini, pipistrelli, cavalli, mucche, vermi, topi… Ma su tutti i cani.

Curioso: non appaiono i gatti se non in metafora.

Ecco, Niccolò Ammaniti sceglie la Sicilia perché è un'arca piena di animali. Sarà il nuovo Eden. Non a caso le pagine che descrivono il cielo, apparentemente crucciate e tirate via, ricordano le volte e i cieli dei frescanti, appunto dei pittori primitivi.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica