L'uso di questa parola è ormai circoscritto alle formalità più solenni, quando esse si svolgono, appunto, “sotto l'egida” di un'istituzione di grande autorevolezza. Significa protezione, difesa, patrocinio. Talvolta, proprio con il significato di suprema tutela, si dice anche: “Sotto l'egida della legge”. Letteralmente vuol dire: “Sotto la capra”. Perché? Che cosa c'entra il quadrupede con concetti così austeri?
La storia della parola sprofonda nella mitologia greca. In greco aiks, aigòs significa, appunto, capra. Giove, da neonato, fu protetto e nutrito dalla capra Amaltea. Quando questa morì, il re degli dei ricoprì della sua pelle il proprio scudo, che grazie ad essa diventò invulnerabile e capace di mandare lampi spaventosi; con esso egli combatté i Titani e vinse. In quell'armatura – l'egida, appunto - descritta come fiammeggiante e tonante, c'è un senso di infantile gratitudine, quasi di romantica tenerezza. Il Tommaseo spiega: “Accenna forse alla virtù del primo allattamento, le cui buone sequele si distendono per tutta la vita”. Amaltea fu come una madre: protesse e nutrì. Essa allattò Giove dopo la sua nascita, perché la madre di questi, Rea, per evitare che il padre Crono lo divorasse come aveva già fatto con i primi cinque figli, lo mise al riparo in una grotta a Creta, affidandolo alle Ninfe e ai Cureti. Qui il divino fanciullo bevve il latte della capra Amaltea, e quando morì la pose tra le stelle insieme ai suoi due capretti e conservò la sua pelle, facendosene scudo.
538em;">Un giorno Amaltea si ruppe un corno contro un albero; le ninfe lo raccolsero e lo coronarono di fiori, e Giove promise loro che dal corno sarebbe scaturito tutto ciò che avessero desiderato: questo è il corno dell'abbondanza, o cornu copiae, simbolo di opulenza e prosperità (in italiano, cornucopia o corno di Amaltea).
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